Smartworking? Studio a distanza? Al Sud 4 famiglie su 10 non hanno un computer – Il rapporto

Entrambe le pratiche sono diventate una norma a causa dell’emergenza. Ma per molte famiglie la “normalità” è fuori portata

Il lavoro agile e lo studio a distanza, adottati come soluzione temporanea per far fronte all’emergenza Coronavirus, sono stati oggetto sia di critiche, sia di lodi nelle ultime settimane. La pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione di questo Paese, si è detto in riferimento alla rincorsa da parte di professori, genitori e, in misura minore, studenti per imparare le basi così da poter seguire le lezioni da casa. L’epidemia ha anche sdoganato il lavoro da remoto come una pratica possibile e anche vantaggiosa per alcune aziende. Ma l’ultimo studio, pubblicato dall’Istat, mette in risalto uno dei limiti più grandi che caratterizza entrambe le cose e che limita severamente l’apprendimento scolastico: l’accesso ai computer.


Famiglie più svantaggiate nel mezzogiorno

Anche in questo caso le disuguaglianze condizionano l’efficacia di entrambe le soluzioni e, ancora una volta, incide il divario tra Nord e Sud. Secondo l’Istat, nel Mezzogiorno il 41,6% delle famiglie è senza computer in casa e solo il 14,1% ha a disposizione almeno un computer per ciascun componente. Un dato significativamente più alto rispetto alla media nazionale del 33,8%, una quota che scende al 14,3% tra le famiglie con almeno un minore. Soltanto in una famiglia su cinque circa (22,2%) ogni componente ha a disposizione un pc o un tablet.


Al Nord la proporzione di famiglie con almeno un computer in casa è maggiore, come è anche superiore il numero di famiglie in cui tutti i membri hanno un pc (il 26,3%). A Trento, Bolzano e in Lombardia – tre regioni “più virtuose” sa questo punto di vista – oltre il 70% delle famiglie possiede un computer, e la quota si avvinca al 70% in Veneto e, tra le regioni meridionali, nel Lazio.

Cosa manca ai ragazzi

La penuria dei Pc è un grande ostacolo dunque per molti ragazzi che in questi giorni non hanno altri modi per continuare la loro attività didattica. Negli anni 2018-2019 circa il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni non aveva un computer o un tablet a casa, una quota che si avvicina al 20% nelle regioni del Sud. Il 57% invece lo deve condividere con la famiglia e soltanto il 6,1% dei ragazzi (sempre tra 6-17 anni) vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ciascun membro.

Non basta l’accesso a internet. Un grave problema a cui si aggiungono altre difficoltà. Innanzitutto, il sovraffollamento abitativo, che incide sulla concentrazione e sul rendimento, oltre che sull’accesso individuale ai Pc. Si tratta di un fenomeno che riguarda oltre un quarto delle persone e ben 41,9% dei minori. In più, nonostante i Gen Zers siano cresciuti nell’epoca del digitale e del web, stando ai dati Istat del 2019 meno di uno su tre dei ragazzi tra i 14-17 anni presenta alte competenze digitali (il 30,2%). Un tasso leggermente superiore tra le ragazze (il 32% contro la media del 28,7%), che dimostra tuttavia che l’uso frequente dell’internet non sia garanzia di competenza.

Foto di copertinaAnnie Spratt su Unsplash

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