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Coronavirus, i numeri in chiaro. Il matematico Sebastiani: «C’è il rischio di dover richiudere Lombardia, Liguria, Piemonte e Trento» – Il video

27 Maggio 2020 - 21:05 Angela Gennaro
«Un rialzo a seguito delle aperture è fisiologico l’importante è che sia contenuto e sempre molto inferiore ai guariti», aggiunge il virologo Maga

A tre settimane dalle prime, timide riaperture del Paese dopo lo stretto lockdown che da marzo ha costretto l’Italia chiusa in casa a causa della pandemia da Coronavirus, e a meno di dieci giorni dal più effettivo allentamento delle restrizioni del 18 maggio, i contagi tornano a salire. E due terzi dei nuovi casi si registrano nella regione più colpita (e tra le più martoriate in tutto il mondo): la Lombardia.

Secondo l’ultimo bollettino della Protezione civile, 33.072 persone malate di Covid-19 sono morte in Italia dall’inizio del monitoraggio dell’epidemia. I nuovi contagi registrati in 24 ore sono stati 584 (in lieve aumento rispetto a ieri quando l’incremento era di 397 casi, due giorni fa era di +300, tre giorni fa di +531).

«L’Italia divisa in due»

«Abbiamo un blocco di regioni dove l’epidemia è molto avanti. Regioni come Calabria, Sardegna, la provincia di Bolzano, la Valle d’Aosta, l’Umbria e la Basilicata hanno dati di nuovi casi bassissimi», spiega Giovanni Sebastiani, matematico del Cnr specializzato in modelli statistici. Ogni giorno analizza i dati diffusi dalla Protezione civile per seguire l’andamento dei contagi in Italia.

«Sardegna, Umbria e Calabria sono quasi alla fine dell’epidemia», spiega Sebastiani. Un piccolo campanello d’allarme c’è, però, anche in questi casi, «perché Sardegna e Calabria registrano oggi un nuovo caso ciascuna dopo cinque giorni in cui ne avevano zero. Ma non c’è paragone con Lombardia, Liguria, Piemonte e la provincia di Trento», dice il ricercatore del Cnr. «Lì la situazione è notevolmente diversa. Abbiamo un numero di casi al giorno molto alto».

Elaborazione Giovanni Sebastiani, Cnr

Il 4 maggio, poi l’11, ancor più il 18: sono le date “spartiacque”, le date della fase 2 in cui l’Italia ha – passo dopo passo – riaperto attività e poi negozi, e aumentato gli spostamenti. Nei numeri dei contagi, dice Sebastiani, «abbiamo visto gli effetti (sempre 15 giorni dopo, è quello l’arco di tempo) delle riaperture del 4 maggio. E ora stiamo cominciando a vedere quelli del 18 maggio scorso».

Elaborazione Giovanni Sebastiani, Cnr

Dati che verranno consolidati tra venerdì e lunedì prossimo, in coincidenza con l’appuntamento del 3 giugno, quando dovrebbe essere reintrodotta la libertà di movimento tra le regioni. «Lombardia in testa, e poi Liguria, Piemonte e provincia di Trento sono assolutamente da tenere d’occhio. Speriamo di no, ma si potrà porre al decisore l’interrogativo: se chiudere queste aree agli spostamenti esterni oppure no», dice il matematico.

«Rialzi fisiologici, ma devono essere contenuti»

«Al netto dei decessi, in Italia si sono trovati 467 casi di cui 326 in Lombardia», commenta anche Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia.

«C’è un aumento anche se il bilancio (58 decessi in Lombardia contro 766 guariti) porta il totale degli attualmente positivi a diminuire ancora». Difficile capire se l’aumento di casi sia attribuibile alle riaperture, dice Maga, «se non sappiamo a chi sono stati fatti i tamponi»: personale sanitario? Rsa? Gente comune? «La Lombardia è l’unica regione con una rialzo così significativo. Un rialzo a seguito delle aperture è fisiologico, l’importante è che sia contenuto e sempre molto inferiore ai guariti».

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