Coronavirus, la Fondazione Gimbe bacchetta gli esperti: «Il disaccordo disorienta e genera fake news»

La Fondazione sottolinea il rischio di sostituire «la logica dell’ipse dixit al rigore metodologico della ricerca»

Quello della “infodemia” è stato uno degli allarmi costanti dell’Oms durante l’epidemia di Coronavirus. Le troppe notizie, alcune non verificate, le mezze verità, le vere e proprie fake news, rappresentano un pericolo per la consapevolezza dei cittadini e una corretta risposta alla minaccia del virus. Già, ma che dire dei pareri contrastanti di virologi ed esperti? Sul tema è intervenuta la Fondazione Gimbe, affermando che il disaccordo pubblico tra esperti in tema di Coronavirus «disorienta la popolazione e genera pericolose fake news: spostare il dibattito sui risultati della ricerca di base e di studi clinici preliminari, spesso nemmeno pubblicati, oppure generalizzare le proprie esperienze sul campo deforma il puzzle delle evidenze scientifiche sulla pandemia, sostituendo la logica dell’ipse dixit al rigore metodologico della ricerca».


La Fondazione, che ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione scientifica, osserva come nelle ultime settimane l’attenzione mediatica si sia spostata dai «numeri del contagio, sempre meno ‘sensazionali’, alle svariate dichiarazioni di esperti che disegnano scenari estremi, generando fazioni opposte. Per alcuni la pandemia è finita ed è tempo di tornare alla vita normale senza troppe preoccupazioni; altri invece, in linea con le raccomandazioni del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, ritengono che non bisogna abbassare la guardia perché il virus continua a circolare, in particolare in alcune Regioni» . Dal momento che la scienza, osserva la Fondazione, convive con l’incertezza, Gimbe ha elaborato una sintesi sulle «attuali ragionevoli (in)certezze della scienza».


Mutazioni

Argomento molto discusso nelle ultime settimane è quello delle mutazioni: «Le sequenze genetiche depositate – osserva Gimbe – non dimostrano mutazioni del SARS-CoV-2 associate a diminuzioni di infettività o virulenza. Allo stato attuale delle conoscenze, il virus non è «meno aggressivo».

Sensibilità alle alte temperature

Altro tema dibattuto è quello relativo al caldo, alle alte temperature e a come queste possano incidere sulla diffusione del virus. «Non esistono robuste evidenze sulla sensibilità di SARS-Cov-2 alle elevate temperature – spiega la Fondazione – ma è realistico presumere una sua ridotta circolazione nella stagione estiva, per il maggior tempo trascorso all’aperto oltre che della più rapida evaporazione delle droplets».

Ridotta contagiosità, minore carica virale, adattamento all’ospite

La Fondazione spiega che studi preliminari non permettono di trarre conclusioni definitive su queste ipotesi. In generale, «si tratta di studi che, prima di essere replicati e validati, dovrebbero essere condivisi solo tra ricercatori, evitando di incendiare il dibattito pubblico».

Distanziamento

Per la Fondazione, il distanziamento, insieme alle misure di igiene personale, rimane l’unica strategia di provata efficacia per ridurre la probabilità di contagio. Per le mascherine, le evidenze scientifiche le indicano come efficaci sia nei luoghi pubblici al chiuso, sia all’aperto se non è possibile mantenere la distanza di sicurezza.

Vaccino e Terapie

Infine forse il tema più discusso: quello del vaccino. A questo proposito Gimbe osserva che, auspicando il successo della ricerca, ipotizzando procedure rapide e tenendo conto dei tempi di produzione, il vaccino sarà disponibile su larga scala solo per la stagione influenzale 2021-2022. Incertezza anche sul fronte terapie, perché le prove di efficacia sui trattamenti di Covid-19 sono «frammentate, eterogenee e spesso di qualità metodologica inadeguata. Ad oggi – spiega la Fondazione – non è possibile raccomandare alcuna terapia specifica sulla base di evidenze scientifiche. Tuttavia sembrano promettenti i farmaci Dexametazone e Remdesevir». 

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