Neil Young contro Trump per l’uso delle sue canzoni durante i comizi: «Non mi sta bene»

Non è la prima volta che il cantautore si schiera per chiedere al presidente e al suo staff di non utilizzare i brani per la propaganda del tycoon

Il 4 luglio, negli Stati Uniti, si celebra la festa dell’Indipendenza, l’appuntamento più importante del calendario a stelle e strisce. Per le celebrazioni, Donald Trump ha scelto di fare il suo discorso ai piedi del Mount Rushmore. La località è particolarmente popolare per i volti di quattro presidenti americani scolpiti nella parete rocciosa: George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln. Prima del comizio, organizzato alla vigilia, il 3 luglio, lo staff del presidente ha diffuso dagli altoparlanti tre pezzi di Neil Young: Rockin’ in the Free World, Like a Hurricane e Cowgirl in the Sand.


«Questo a me non va bene», ha scritto il rocker di Toronto, condividendo un video dell’evento in cui si sentono le note del pezzo estratto dall’album Freedom, del 1989. Poi, nel giro di qualche minuto, un altro video che riprende il palco, con il monte dei presidenti alle spalle: «Esprimo la mia solidarietà verso i Lakota Sioux e questo a me non va bene». Il riferimento è ai nativi americani che reclamano il territorio di Mount Rushmore e ritengono illegittimo il monumento dei volti scalfiti nella rocca.


Recentemente, Neil Young aveva attaccato il presidente degli Stati Uniti esprimendo la propria solidarietà ai manifestanti che, tutt’oggi, protestano per la morte di George Floyd. Ma la diatriba sull’uso delle sue canzoni va avanti dal 2015, quando l’artista aveva già chiesto a Trump di smetterla di utilizzare la sua Rockin’ in the free world per i comizi della campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti.

«Non ha il mio permesso di usare Rockin’ in the free world – aveva dichiarato due anni fa in un’intervista al magazine Rolling Stone -. Legalmente ha il diritto, ma è contro la mia volontà».

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