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Migranti, fermo amministrativo per la Ocean Viking: «Ong vessate, c’è uno schema»

23 Luglio 2020 - 16:14 Angela Gennaro
La ragione del fermo, per la Guardia Costiera, è che la nave «ha trasportato un numero di persone superiore a quello riportato nel “Certificato di Sicurezza Dotazioni per Nave da Carico"». Ma la ong: «I profughi non sono passeggeri»

Un’ispezione durata undici ore da parte della Guardia Costiera italiana e un fermo amministrativo. È quello che è accaduto oggi , a Porto Empedocle, in Sicilia, alla Ocean Viking, la nave umanitaria operata dalla Ong francese Sos Mediterranée impegnata in operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale.

Per Sos Med si tratta di una «palese manovra amministrativa vessatoria». «C’è un chiaro schema che viene applicato in modo eccessivo e abusivo, in una continua vessazione amministrativa delle ong», affonda Frédéric Penard, direttore operativo di Sos Mediterranèe, «con l’unico scopo di impedire che le attività di salvataggio colmino il vuoto lasciato dagli Stati europei. Ma fermare l’ambulanza non impedirà alla ferita di sanguinare».

I motivi del fermo

ANSA/ANGELO CARCONI | Frédéric Penard, direttore delle operazioni Sos Mediterranee, durante la conferenza stampa di Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere “L’Aquarius riparte in mare” presso la sede della Stampa Estera, Roma, 02 agosto 2018.

A spiegare le ragioni del fermo da parte delle autorità italiane è la stessa ong in una nota: per la Guardia Costiera la nave «ha trasportato un numero di persone superiore a quello riportato nel “Certificato di Sicurezza Dotazioni per Nave da Carico”».

Nell’ultima missione la Ocean Viking aveva salvato 180 persone nel Mediterraneo centrale, sbarcate proprio a Porto Empedocle dopo 11 giorni di stallo al largo. Sos Med ha dichiarato anche lo stato di emergenza: è la prima volta che accade, molte persone a bordo – denuncia la ong – erano in uno stato psicologico molto difficile e qualcuno ha anche minacciato il suicidio.

«Come mai la sicurezza non era un problema per le autorità marittime quando, all’inizio di questo mese, la Ocean Viking ha dovuto attendere 11 giorni per l’assegnazione di un Porto Sicuro ed è stata invece costretta a dichiarare lo Stato di emergenza a bordo?», chiosa oggi Penard.

E sulle ragioni del fermo la ong rimanda le accuse al mittente perché, dicono, non basate sul diritto internazionale. Le persone salvate in mare sono naufraghi, dice la ong. Non passeggeri. E i naufraghi non rientrano, nel diritto marittimo, nella capienza prevista per una nave. «Quando si salvano persone in mare – come è dovere di ogni capitano» succede – come alla Ocean Viking – di «trasportare più persone di quante siano indicate nei documenti della nave», spiega la Ong su Twitter.

«Ciò deriva dalla natura stessa delle situazioni di emergenza e di pericolo». E quanto accaduto racconta piuttosto, a detta dell’organizzazione, «la realtà della crisi umanitaria su vasta scala che si sta verificando nel Mediterraneo». Piuttosto, per Sos Med, c’è uno schema. Accanimento. «Quello che ci è chiaro ora è che, negli ultimi 3 mesi, la stessa argomentazione è stata sistematicamente utilizzata dalle autorità italiane per trattenere 4 navi Ong che conducono operazioni nel Mediterraneo».

I controlli

La Ocean Viking, spiega Sos Med, è già stata certificata come nave di soccorso «e operava come tale nel rigoroso settore dell’industria marittima norvegese e britannica». Oggi il nuovo fermo amministrativo. Ma la nave, operativa da un anno, per la ong ha «già dimostrato di rispondere ad elevati standard di sicurezza più di quanto sia solitamente richiesto ad una nave analoga».

Non è quindi «comprensibile», prosegue la nota diramata in queste ore, che le osservazioni sulla sicurezza arrivino «solo ora», a condizioni della nave invariate, norme immutate e con l’imbarcazione che ha superato già quattro ispezioni, di cui le ultime due condotte proprio dalla Guardia costiera.  

Uno di questi controlli era avvenuto in Polonia «prima di iniziare la missione nel Mediterraneo centrale nel luglio 2019». In altre due ispezioni  PSC (ovvero controlli dello Stato di approdo) in Italia, «quando la nave è stata ispezionata per circa 9 ore, hanno rilevato solo alcune carenze minori che sono state rapidamente corrette e non erano motivo di fermo», si legge nel comunicato. Cosa è cambiato ora? – è la domanda.

Su Twitter nel frattempo, oltre a immancabili commenti sovranisti di giubilo che gridano agli «scafisti fermati», arriva anche a solidarietà di personaggi come Roberto Saviano, che chiede alla ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli – sotto la cui competenza (insieme alla Difesa con la Marina militare), si trova la Guardia Costiera – «se si può sottoporre a fermo amministrativo un’imbarcazione che salva vite in mare sul presupposto che abbia “trasportato più persone del numero certificato”».

I precedenti

ANSA/GUIDELLI | La nave Aquarius delle ong Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere nel porto di Valencia. A bordo ci sono 106 dei 629 migranti che erano stati soccorsi sabato scorso al largo della Libia, 17 giugno 2018.

Le questioni amministrative hanno più volte incrociato il destino delle navi umanitarie, ieri e oggi. Lo sa bene la nave che ha preceduto la Ocean Viking, la Aquarius, operata da Sos Mediterranèe e da Medici senza Frontiere e le cui operazioni si erano fermate a dicembre del 2018 per quella che viene definita «impossibilità a operare»: «Tra campagne diffamatorie e deliberate manovre contro il diritto internazionale, le persone soccorse si sono viste negare l’accesso a porti sicuri, rifiutare assistenza da altre navi e sono state abbandonate in mare per giorni o settimane».

La nave è celebre per essere stata la prima, di fatto, con cui la politica dei “porti chiusi” dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini ha cominciato a essere messa effettivamente in campo. La stessa Aquarius, dopo quella che è stata di fatto la sua ultima vera missione, nell’agosto del 2018: Gibilterra aveva comunicato l’intenzione di rimuovere la nave dai propri registri.

Passata a bandiera panamense, a settembre dello stesso anno l’Autorità Marittima di Panama ne ha avviato il processo di cancellazione dal proprio registro navale. A novembre, il punto di non ritorno: un’inchiesta, conclusasi quattro mesi dopo in un nulla di fatto, del procuratore di Catania che aveva portato al sequestro della nave accusando i rappresentanti delle Ong di traffico e smaltimento illecito di rifiuti

Le due ong erano poi tornate in mare a fine luglio scorso con la Ocean Viking battente bandiera norvegese. Ad aprile scorso la partnership tra le due organizzazioni finisce: Medici senza frontiere non è più a bordo, ora anche gli aspetti medici delle attività di ricerca e soccorso sono gestiti da Sos Med.

In copertina Sos Medirerranèe/Laila Sieber | La Ocean Viking

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