Coronavirus, l’infettivologo Bassetti sui casi in aumento in Italia: «Niente allarmismo: i nuovi positivi non sono malati»

Il direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova chiede un maggiore controllo sugli arrivi: «Penso a quanti arrivano con i barconi, ma soprattutto con aerei, auto private e pullman»

I nuovi contagi in Italia tornano a superare i 400, in crescita anche l’indice Rt. I dati che arrivano dalla Protezione civile e dal Ministero della Salute non sembrano incoraggianti, ma secondo Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, non dobbiamo cedere all’allarmismo. Bassetti, che ha sempre fatto discutere per le sue posizioni definite da alcuni anche “troppo ottimiste” e per la sua partecipazione al convegno “negazionista” al Senato, afferma all’AdnKronos che «la positività al tampone non vuol dire che abbiamo un malato».


Dunque «402 nuovi positivi non significa che abbiamo altrettanti malati», perché «la maggioranza dei casi sono asintomatici o paucisintomatici». Per il medico, l’unico dato da monitorare con attenzione è quello dei ricoveri, in particolare in terapia intensiva, che al momento sembra essere incoraggiante. Chiede di non prestare attenzione alle oscillazioni quotidiane, legate al «numero di tamponi». «Invito a guardare, piuttosto, la percentuale di positività rispetto ai tamponi, che la scorsa settimana era intorno allo 0,55%: se rimane su questi numeri non c’è motivo di particolare allarme, perché più grande è la rete, più numerosi sono i “pesci” pescati».


A preoccuparlo, invece, i diversi criteri di ricovero nelle varie regioni che andrebbero unificati: «È impossibile e scorretto ricoverare chiunque abbia solo 37,5 di febbre». E chiede un maggiore controllo sugli arrivi: «Penso a quanti arrivano con i barconi, ma soprattutto con aerei, auto private e pullman». Il suo timore è che tante persone infette, che arrivano in Italia dai Paesi a rischio, non vengano intercettate. Infine invita a rispettare il distanziamento e indossare le mascherine: «Il dato di oggi non deve allarmarci, ma spingerci a tenere alta la guardia».

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