Coronavirus, Remuzzi: «Il virus? Più debole. L’aumento dei contagi? È una buona notizia»

Per il direttore dell’Istituto Mario Negri, se i positivi crescono è perché «si fanno più tamponi». E in vista di un’eventuale seconda ondata dice: «Dal punto di vista sanitario siamo pronti»

In vista della fine dell’estate, politici e scienziati cominciano a interrogarsi sui pericoli di una seconda ondata. In particolare alla luce dell’impennata di contagi in molti Paesi europei, un aumento che, anche se in misura contenuta, è stato registrato anche nel nostro Paese, dove nei giorni scorsi i nuovi positivi sono tornati a crescere superando quota 500 in 24 ore.


Secondo il direttore dell’Istituto Mario Negri, Giuseppe Remuzzi, in questi dati non c’è nulla di preoccupante. «Al momento attuale la situazione è sotto controllo», afferma in un’intervista a Libero. Ne è prova il fatto che ci siano pochi ricoveri in terapia intensiva (l’ultimo bollettino della Protezione civile registra 43 pazienti gravi sul territorio nazionale).


«Non facciamoci trarre in inganno dal numero delle persone con tampone positivo. Se aumenta il numero dei positivi è perché ora sappiamo trovarli, facciamo più tamponi, ed è una buona notizia», afferma in riferimento ai dati italiani, ma anche a quelli che arrivano dal resto d’Europa, dove si comincia già a parlare di seconda ondata. «Forse alcuni Paesi li cercano meglio di noi», afferma Remuzzi.

«I nuovi positivi hanno una bassa carica virale e sono per lo più asintomatici. Finché non aumentano i ricoveri in terapia intensiva possiamo stare tranquill perché il contagio non si traduce in malattia», aggiunge. Il medico sposa la “teoria Zangrillo” per cui il Coronavirus ha perso di intensità: «Tutti i virus cambiano, anche il Covid 19 muta».

Per il direttore dell’Istituto Mario Negri, se chiudere le scuole non è stato di per sé errato, è stato sbagliato non riaprirle, per cui è giusto tornare in aula a settembre. «È un rischio – ammette -, ma se teniamo ancora chiusa la scuola è concreto il rischio di perdere un’intera generazione dal punto di vista educativo».

Per quanto riguarda il pericolo della seconda ondata, per il medico, l’Italia dal punto di vista sanitario è pronta. «Quello che mi preoccupa è l’organizzazione sociale. Si fanno i test, si rintracciano i contatti e dopo? Siamo a posto con la situazione trasporti? E sui luoghi di lavoro?», si chiede.

E se da un lato è ottimista circa il momento attuale, dall’altro raccomanda cautela e chiede di rispettare le misure di precauzione come indossare le mascherine e rispettare il distanziamento sociale: «Ora la situazione è tranquilla, ma questo non significa che le cose non possono peggiorare».

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