Coronavirus, retromarcia sul distanziamento a scuola. Richeldi (Cts): «Solo mascherine? Non è l’ideale ma meglio di niente»

Anche il protocollo speciale stilato per la scuola vive sul filo del rasoio. E l’incertezza per settembre, nonostante tutto, resta

Il Comitato tecnico scientifico si è preso una bella responsabilità. Con un protocollo particolare, ha dato il via libera alla ripresa delle lezioni in classe anche senza la distanza di sicurezza di un metro. Contrordine, quindi: tutti a scuola nelle vecchie classi e sui vecchi banchi, almeno finché non saranno allocati tutti i fondi per prendere in affitto le altre strutture, e finché non saranno arrivati gli ordini dei banchi singoli. Non una mediazione politica formulata dalla ministra Lucia Azzolina per far quadrare tempi e modi, ma una vera e propria indicazione del Cts, ovvero dell’organo che in questi mesi di pandemia di Coronavirus è diventato il faro della salute pubblica.


Una decisione, dunque, non di poco peso, che ha suscitato polemiche visto che da mesi si insisteva sul distanziamento come misura indispensabile per riaprire le classi in sicurezza. E che ha gettato qualche ombra anche sulla neutralità “tecnica” del comitato – il cui compito dovrebbe essere quello di formulare pareri ispirati soltanto alla tutela della salute pubblica – lasciando alla politica la responsabilità di prendere decisioni diverse e trovare un punto di compromesso, eventualmente, con altre esigenze della vita sociale.


Il compromesso «realista»

In un agosto che viaggia con picchi di oltre 500 contagi giornalieri, durante il quale si moltiplicano gli appelli (dello stesso Cts) per frenare gli assembramenti, la domanda sorge spontanea: perché mettere la faccia su una retromarcia simile? «Dobbiamo essere realisti», commenta al telefono Luca Richeldi, presidente della Società italiana di pneumologia e membro del Cts. «La situazione non è quella ideale, ma poco è meglio di niente. Non possiamo essere troppo rigidi».

In pratica, si è optato per un «protocollo particolare», una sorta di mediazione tra quel che è ottimale e quel che bisogna fare, pensato su misura per non rimandare ancora il ritorno a scuola. «Come per il calcio», insomma, quando si era deciso di farlo ripartire nonostante fosse uno sport di contatto. Certo, la promessa è quella di intervenire con provvedimenti iniziali quanto prima. La “concessione” è temporanea – sottolinea lo pneumologo – e mirata a tamponare queste prime settimane in cui la scuola ha deciso comunque di ripartire (tramite accordo Azzolina-Regioni). Ma durante le quali sarà praticamente impossibile muoversi nelle situazioni di sicurezza definite ottimali.

Sì del Cts al doppio banco – ma solo per un po’ -, sì alle classi un po’ più stipate, ma solo con la promessa (e l’obbligo) della mascherina. Basterà? «Usare i dispositivi di protezione è una misura che, indubbiamente, riduce di molto le possibilità del contagio», dice il medico. Ma soprattutto, si tratta di protocolli strettamente collegati alla situazione epidemica, nazionale in primis, ma anche provinciale e regionale. «In questo momento questo provvedimento è adeguato», dice Richeldi. «Tra un mese la risposta potrebbe essere diversa e questa misura potrebbe non andare più bene».

Niente di definitivo

E se invece le cose andassero meglio? «Se le cose andassero molto molto meglio (circolazione virale bassa, ospedali non sotto pressione e un numero dei casi che non è aumentato esponenzialmente) potremmo anche confermare l’allentamento della stretta». Prevedibile, certo. Ma a quel punto che ne sarebbe dei fondi per gli affitti dei locali privati, di quelli per gli interventi di edilizia leggera? Che ne sarebbe del boom di assunzioni ordinarie (che non arriveranno prima di ottobre)? «Non sta a me dirlo, ma spero che si faranno comunque: sono problemi che persistono da una decina di anni. Penso che la scuola abbia tutto l’interesse a risolverli».

L’epilogo ha lasciato scontenti i presidi, a lavoro da mesi per garantire il distanziamento sociale. Lo stesso Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (Associazione Nazionale Presidi), ha definito il tutto «una commedia». D’altronde la stessa Azzolina aveva presentato il lavoro sul distanziamento come il suo cavallo di battaglia: «L’Italia è l’unica in Europa che sta lavorando così tanto per garantire la distanza fisica tra studenti». Per ora il cavallo è fermo. Vedremo se nei prossimi mesi inizierà a correre.

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