Viviana Parisi, dai legali esposto su ricerche e mancato aiuto. La ricostruzione della Procura non convince la famiglia

Tra la famiglia di Viviana Parisi e la procura di Patti ora è guerra aperta. I familiari della donna contestano la tesi dell’omicidio/suicidio e presentano un esposto “contro ignoti”

Per la Procura di Patti quello di Viviana Parisi è stato un omicidio-suicidio. Per la famiglia della donna trovata morta nelle campagne di Caronia, l’8 agosto scorso, «Viviana non ha ucciso suo figlio». Un rompicapo doloroso che in questi giorni vede gli inquirenti studiare tutti i dettagli della tragedia della morte della dj messinese e di suo figlio Gioele di 4 anni, e che continua a non dare pace ai familiari.


I legali: «Vogliamo che si indaghi per capire se ci sono state omissioni»

«Stamattina abbiamo presentato alla procura di Patti una querela contro ignoti per presunte omissioni sulla morte di Viviana Parisi e del figlio Gioele», e su «eventuali ritardi nelle loro ricerche», hanno comunicato i legali della famiglia, Pietro Venuti e Claudio Mondello. «In particolare – hanno spiegato i due penalisti – chiediamo chiarimenti dal momento in cui Viviana ha avuto l’incidente stradale il 3 agosto fino a quando, cinque giorni dopo, è stato trovato il suo corpo e poi i resti probabili del figlio, il 19 agosto. Vogliamo che si indaghi – hanno sottolineato i due avvocati – per capire se da parte di chi ha assistito all’incidente ci sono state omissioni. Magari qualcuno poteva aiutare Viviana e non l’ha fatto, e anche se dopo qualcuno l’ha avvistata tra le campagne di Caronia e non è intervenuto per darle aiuto. Poi – hanno concluso- vogliamo comprendere perché sono stati persi tanti giorni nelle ricerche e se ci sono stati ritardi. E nel caso, da cosa sono dipesi e da chi».


La Procura: «Mai privilegiata una tesi»

Nel primo pomeriggio, attraverso una nota del procuratore Angelo Cavallo, è arrivata una risposta dalla Procura: «Con riferimento alle indagini relative al decesso di Viviana Parisi e del piccolo Gioele Mondello, la Procura della Repubblica di Patti sta proseguendo le indagini al fine di acquisire elementi di prova e riscontri, con riferimento ad ogni possibile dinamica dei fatti». Il procuratore ha poi sottolineato che «contrariamente a quanto riportato alcuni organi di stampa nei giorni scorsi, non è mai stata data, né avrebbe mai potuto essere espressa da questo Ufficio, alcuna indicazione di probabilità su ipotesi da escludere o privilegiare, nemmeno nel momento iniziale delle indagini». Quattro finora i punti di dissenso, ai quali si aggiungono anche le polemiche per il ritardo soprattutto nel ritrovamento del corpo di Gioele, dopo giorni e giorni di ricerche. Su quest’ultimo punto la Procura ha precisato che «dall’esame dei fotogrammi, dopo una prima elaborazione ed ingrandimento, il consulente di questa Procura verificava che già alle ore 10,15 circa del mattino del 4 agosto, era visibile ai piedi del traliccio il corpo di Viviana Parisi, verosimilmente nella identica posizione in cui qualche giorno dopo veniva ritrovato». «Non si evidenzia la presenza del corpo del piccolo Gioele vicino a quello della madre», si legge nella nota del procuratore. I resti dei due corpi martoriati dagli animali selvatici non hanno saputo svelare con immediatezza le modalità dei due decessi, ma le ipotesi arrivate dalle prime analisi della Procura sembrano ancora non convincere la famiglia di Viviana e Gioele.

Il percorso in autostrada: fuga premeditata o attacco di panico?

Partiamo dal percorso in auto della dj. Viviana causa un incidente nella galleria dell’autostrada Messina-Palermo, a circa 100 km da Venetico. Un furgone fermo viene tamponato, gli operai a bordo iniziano a dirigere il traffico autostradale. È in quel momento che Viviana Parisi anziché fermarsi, arriva fuori dalla galleria, si ferma e scappa portandosi dietro Gioele, così come ha riferito una coppia di testimoni. Per i familiari la dj è mossa dalla paura e dal panico. Gioele potrebbe essersi ferito a causa dell’impatto, Viviana potrebbe essersi sentita in colpa, o aver temuto la reazione dei familiari una volta tornata a casa. Per la Procura il disegno sarebbe tutt’altro. Viviana in modo premeditato si sarebbe allontanata il più possibile da casa e dal centro commerciale dove aveva detto al marito di voler andare, per l’acquisto di un paio di scarpe per il figlio. Avrebbe avuto già in mente di uccidere il figlio per poi togliersi la vita. Un atto estremo che aveva aveva già tentato in solitudine il 28 giugno, quando aveva ingerito 8 pillole di un farmaco antidepressivo. Il telefono lasciato a casa poi, per gli inquirenti sarebbe una delle prove che confermerebbero l’intenzione della dj. L’obiettivo era non essere rintracciata né geo-localizzata. Con lo stesso scopo Viviana sarebbe uscita dall’autostrada citofonando all’operatore, senza pagare il biglietto. Per i familiari, una dimenticanza.

Il mistero di giugno: errore o tentato suicidio?

Il marito Daniele Mondello risponde definendo il gesto del 28 giugno «solo un errore». Secondo il familiare dunque la depressione c’era, così come oggettivamente documentato dai due certificati medici rilasciati alla donna, ma le pillole ingerite sarebbero state uno sbaglio. Secondo i familiari di Viviana, infatti, la donna che aveva da poco ripreso a lavorare era di buon umore e il giorno della tragedia avrebbe preparato la colazione per tutti e poi cucinato, prima di uscire di casa per comprare le scarpe a Gioele. Dunque, dicono, nei giorni precedenti alla tragedia era stabile e stava cercando di superare le proprie difficoltà.

Problemi in famiglia?

Il dissenso su quanto avvenuto a giugno, si inserisce in un contesto più generale che riguarda il malessere della donna. Secondo la ricostruzione della procura di Patti, Viviana voleva tornare a Torino, dove aveva vissuto per molto tempo. La Sicilia le stava sempre più stretta, mentre il marito aveva perso da poco il lavoro a causa di Covid-19. Un malessere diffuso che, secondo la Procura, avrebbe convinto la donna all’idea del suicidio. E a portare con sé il bambino come un tentativo di proteggerlo dal mondo. La famiglia, che respinge l’idea dell’omicidio di Gioele per mano di sua madre, nega anche che la crisi fosse così acuta. «Viviana voleva bene a Gioele e non avrebbe mai fatto del male al bambino», dicono. Il marito Daniele ha raccontato dell’ultima serata trascorsa in allegria sulla spiaggia di Patti, dove Viviana era apparsa felice insieme a Gioele.

L’omicidio di Gioele e poi il volo o l’aggressione da parte di animali?

Tutto ciò porta poi al disaccordo sull’argomento di fondo, cioè come siano morti madre e bambino. L’autopsia al momento conferma l’ipotesi di suicidio per Viviana Parisi anche in relazione al volo che la donna avrebbe fatto dal traliccio su cui si era arrampicata. Le fratture trovate sul corpo martoriato suggerirebbero infatti una caduta dall’alto, 15 metri nello specifico. Secondo i periti il ritrovamento del corpo a circa tre metri dalla base del traliccio sarebbe una prova che la donna si sia lanciata volontariamente da quella altezza, e che la caduta non sia dunque stata accidentale. Dalla ricostruzione dalla Procura, il suicidio sarebbe seguito all’omicidio del piccolo Gioele tramite strangolamento. La famiglia, attraverso il legale Pietro Venuti, fa sapere di essere in disaccordo con le ricostruzioni. L’ipotesi proposta è quella che vede il piccolo Gioele allontanatosi dalla mamma nei boschi di Caronia e attaccato subito dopo dagli animali selvatici, che ne avrebbero causato la morte. Viviana sarebbe salita sul traliccio per cercarlo dall’alto e sarebbe così accidentalmente caduta. Altra ipotesi plausibile per i familiari della donna è che Gioele sia rimasto ferito nell’incidente, sia stato adagiato a terra dalla madre e a quel punto entrambi siano stati aggrediti dai maiali neri selvatici che circolano liberamente in quella zona. Le fratture sul corpo della donna sarebbero dunque state causate dall’aggressione degli animali, così come le tante ferite al volto. A chiarire alcuni elementi potrebbero essere le analisi sul corpo di Gioele: i medici legali stanno lavorando alla ricerca di lesioni che potrebbero chiarire le cause della morte.

Foto in copertina: Ansa | Il procuratore di Patti, Angelo Cavallo

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