Coronavirus, diminuisce ancora l’età del contagio: 29 anni. Rezza (Iss): «Aumento dei casi per la quarta settimana consecutiva»

490 i nuovi focolai per cui l’Istituto Superiore di Sanità invoca l’attenzione di tutti: se il trend aumenta ancora i servizi sanitari potrebbero tornare ad avere grosse difficoltà

L’età mediana della popolazione che contrae l’infezione da Coronavirus in Italia continua ad abbassarsi e arriva a 29 anni: è uno dei dati principali che emergono dall’ultimo monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore della Sanità per il periodo dal 17 al 23 agosto e diffuso pochi minuti fa da Iss e ministero della Salute. La circolazione del virus Sars-Cov-2 continua ad avvenire quindi con maggiore frequenza nelle fasce di età più giovani, associata, come fa sapere il report, «ad attività ricreative sia sul territorio nazionale che all’estero».


A fronte di una minore gravità clinica dei casi diagnosticati tra i giovani «che, nella maggior parte dei casi, sono asintomatici», il monitoraggio registra un aumento dei nuovi casi segnalati in Italia per la quarta settimana consecutiva e simili ai livelli osservati all’inizio di giugno.


La maggioranza dei casi contratti su territorio nazionale

Altro punto critico è il territorio su cui l’infezione continua ad essere contratta, che si riconferma essere quello nazionale. Risultano importati dall’estero solo il 20,8% dei nuovi casi, diagnosticati nella settimana presa in analisi. «Tuttavia», si legge nel testo dell’Iss, «si osserva rispetto alla settimana precedente un aumento di casi importati da altra Regione/PA».

Il professor Giovanni Rezza riassume i punti fondamentali del nuovo quadro settimanale «Nuovo aumento dei casi, fondamentale mantenere misure di precauzione».

A proposito di aree locali, il monitoraggio fa sapere che anche in questa settimana sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione da SARS-CoV-2 in tutte le Regioni e le province. Il 36% dei nuovi casi diagnosticati in Italia è stato identificato tramite attività di screening, mentre il 32% con attività di ricerca dei contatti.

16 regioni hanno riportato un aumento nel numero di casi diagnosticati rispetto alla settimana precedente che, secondo l’Istituto, non può essere attribuito «unicamente» ad un aumento di casi importati dall’estero.

«Sebbene il numero di nuovi casi in molte Regioni/PA rimanga contenuto, in altre realtà regionali continuano ad essere segnalati un numero elevato di nuovi casi e si osserva un diffuso trend in aumento», spiega il report, invitando a fare attenzione. «Questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione di SARS-CoV-2 è ancora rilevante».

Ancora cautela per l’indice Rt

L’indice di trasmissione nazionale calcolato sui casi sintomatici e riferito al periodo 6-19 agosto 2020, è pari a 0.75. L’ultimo monitoraggio registrava lo 0,83. «Questo indica che vi è stata una lieve diminuzione del numero di casi sintomatici contratti localmente e diagnosticati nel nostro paese», spiega il report, ribadendo nuovamente la cautela da usare nell’interpretazione di tali valori. «L’indice di trasmissione nazionale in questo particolare momento dell’epidemia è calcolato sui casi sintomatici», si legge. «Pur rimanendo l’indicatore più affidabile a livello regionale e confrontabile nel tempo per il monitoraggio della trasmissibilità, potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus a livello nazionale».

I focolai aumentano e i servizi sanitari potrebbero tornare a non farcela

Per la quarta settimana consecutiva aumentano anche i focolai. 1374 quelli attivi di cui 490 nuovi, (nella precedente settimana di monitoraggio erano stati segnalati 1077 focolai attivi di cui 281 nuovi). I servizi territoriali continuano a sostenere il carico ma l’Istituto Superiore di Sanità lancia l’avvertimento di un trend che, se in aumento progressivo, potrebbe «mettere a dura prova le capacità di risposta di questi servizi».

Tra le indicazioni necessarie anche quella quindi di mantenere elevata «la resilienza dei servizi territoriali», che deve però andare di pari passo con «una consapevolezza rafforzata da parte della popolazione».

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