Hong Kong, quasi 300 arresti nelle proteste per la decisione del governo di rinviare le elezioni di un anno

Arrestato anche Tam Tak-chi, attivista e vicepresidente del partito democratico radicale People Power. Il suo è soltanto il caso più recente di repressione dell’opposizione da quando il paese ha approvato una controversa legge di sicurezza nazionale

La polizia di Hong Kong ha arrestato 289 persone per le manifestazioni pro-democrazia e contro il rinvio delle elezioni politiche di un anno (quindi al 5 settembre del 2021). Posticipo scelto dal governo per i timori di una nuova ondata di Coronavirus. Sono state le stesse forze dell’ordine a rendere noti i numeri, sul loro account ufficiale Facebook, delle misure cautelari adottate. Gli arresti sono stati eseguiti in prevalenza a Yau Ma Tei e a Mong Kok, aree calde delle proteste.


Nel frattempo la nuova legge per la sicurezza nazionale ha colpito ancora il fronte dell’opposizione. Dopo l’arresto di Agnes Chow, cofondatrice del movimento Demosisto, e quello di Jimmy Lai, editore inviso a Pechino, è arrivato anche il turno di Tam Tak-chi, attivista e vicepresidente del partito democratico radicale People Power, arrestato in mattinata per aver «pronunciato parole sediziose».


L’arresto per i comizi antigovernativi

Secondo la nuova legge introdotta su volere della Cina a fine giugno, in violazione dei patti secondo cui fino al 2047 i due Paesi avrebbero dovuto seguire due sistemi giuridici diversi, l’incitamento alla secessione o all’indipendenza costituisce adesso un reato. E così Tam Tak-Chi, 47 anni, ex presentatore radiofonico noto come “Fast Beat” (Ritmo veloce), è stato arrestato nella sua casa a nord-est di Hong Kong.

Twitter | L’attivista Tam Tak-Chi (a sinistra)

La sua colpa sarebbe quella di aver allestito – per ben 29 volte dalla fine di giugno al mese scorso – uno stand per strada, principalmente a Kowloon (il distretto centrale che ospita anche il parlamento della città) e, con il pretesto di fare discorsi sull’epidemia, di aver portato avanti la sua campagna elettorale. Per la polizia di Hong Kong, l’uomo avrebbe «incitato all’odio e al disprezzo contro il governo», anche se il contenuto delle frasi offensive da lui pronunciate non è noto.

In copertina EPA/JEROME FAVRE | Manifestazioni contro il rinvio delle elezioni a Hong Kong, Cina, 6 settembre 2020.

Leggi anche: