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È arrivato il momento di Immuni? L’app di contact tracing e il suo ruolo nella riapertura delle scuole

07 Settembre 2020 - 09:31 Valerio Berra
L'app di contact tracing sviluppata da Bending Spoons e dal ministero dell'Innovazione potrebbe essere cruciale nella fase del ritorno in classe. Sempre che i giovani la scarichino (e la usino)

«Mi piacciono queste app le scaricherò tutte!». La campagna di comunicazione di Immuni nelle ultime settimane si è arricchita di uno dei grandi classici delle pubblicità istituzionali: lo spot con il testimonial. Per Immuni è Flavio Insinna a prestare il volto con il suo smartphone. Seduto su un divano con la sua ipotetica nipote, il conduttore della Rai prova (senza nominarle) alcune app di recente successo.

Dopo aver provato uno dei filtri invecchianti FaceApp comincia a parlare di Immuni, l’app che «fa vivere più tranquillo te e chi ti sta vicino». Il messaggio, tradotto in toni meno istituzionali, è chiaro: «Con tutto quello che vi scaricate, tirate giù anche Immuni che almeno serve a qualcosa».

Dopo aver provato uno dei filtri invecchianti FaceApp comincia a parlare di Immuni, l’app che «fa vivere più tranquillo te e chi ti sta vicino». Il messaggio, tradotto in toni meno istituzionali, è chiaro: «Con tutto quello che vi scaricate, tirate giù anche Immuni che almeno serve a qualcosa».

Al momento in Italia sono 5,3 milioni gli utenti che hanno deciso di seguire questa strada. Secondo fonti istituzionali è questo il numero di download totali registrati dall’app di exposure notification per il Coronavirus sviluppata dalla software house Bending Spoons insieme al ministero dell’Innovazione guidato da Paola Pisano.

Una cifra che corrisponde al 14% della popolazione dotata di smartphone. Questo dato però non tiene conto di due fattori: chi scarica Immuni e poi la disinstalla e chi scarica Immuni e poi non attiva i suoi servizi.

La ripartenza delle scuole e quel flop tra i giovani

ANSA/LUCA ZENNARO | Una schermata dell’app Immuni

Le campanelle hanno ricominciato a suonare. Oggi è il turno degli asili nido e delle scuole materne mentre nei prossimi giorni arriverà il momento di iniziare le lezioni anche per tutti gli altri istituti. L’inizio della scuola è un momento cruciale per capire se il sistema Italia è in grado di reggere ai nuovi contagi che inevitabilmente si cominceranno a registrare, come ha spiegato a Open il virologo Giovanni Maga:

«Negli altri Paesi l’apertura delle scuole ha portato alla nascita di nuovi focolai. Certo noi partiamo avvantaggiati rispetto a molti altri vicini europei perché il virus, da noi, circola di meno, ma credo che qualche cluster negli istituti scolastici ci sarà. Bisognerà identificarlo subito e isolare le persone coinvolte. Ma non bisogna lasciarci spaventare da questa eventualità, le scuole devono riaprire».

È chiaro che qui Immuni potrebbe giocare un ruolo importante. Lo aveva già detto diversi mesi fa Luca Ferretti, il ricercatore del Big Data Institute di Oxford che ha analizzato diversi scenari per capire quante persone devono scaricare un’app di contact tracing perché sia efficiente:

«Se in tutta Italia l’app non viene utilizzata ma nel comune di Vasto tutti i cittadini l’hanno scaricata, allora Immuni funzionerà comunque perfettamente. L’app sviluppata dal governo dell’India, che è più invasiva di Immuni in termini di privacy, funziona bene anche se è scaricata da una percentuale bassa della popolazione perchè è diffusa soprattutto nelle zone in cui il contagio è più elevato».

Facile riportare lo stesso paradigma sulle classi di un istituto. Se un alunno è positivo ma tutti i suoi compagni di classe hanno scaricato l’app, sarà più semplice risalire ai loro contatti. Il problema a questo punto resta quello sollevato nei giorni scorsi dal viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che in un’intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa ha ammesso come l’app sia stata poco scaricata dai più giovani.

Sempre Sileri ha sugggerito quindi di far entrare l’app direttamente nei protocolli che regolano il ritorno nelle aule: «Sarebbe utile inserirla nei protocolli operativi, come quello per il rientro a scuola, anche perché altri sistemi, come i fogli di carta dove segnare i propri dati, non sempre funzionano».

Le proposte di Google e Apple per una contro-Immuni

A inizio settembre Apple ha cominciato il rilascio di iOS 13.7. Secondi molti esperti del settore si tratta dell’ultimo aggiornamento in programma per il sistema operativo di Cupertino prima di passare a iOS 14. Una delle novità più importanti che si leggono dalle schede di presentazione di questo aggiornamento è il lancio di Exposure Notification Express, un sistema di contact tracing (sempre basato sulla tecnologia Bluetooth) indipendente da qualsiasi app sviluppata dai singoli Stati.

Non solo. Oltre al lavoro di Apple, Google ha cominciato a sviluppare un’app autonoma che dovrebbe svolgere la stessa funzione. Con una nota congiunta però i due colossi si sono affrettati a spiegare che si tratta solo di sistemi che lavoreranno in parallelo a quelli sviluppati dai governi: «Le app esistenti che utilizzano l’Api Exposure Notification saranno compatibili con Exposure Notifications Express e ci impegniamo a supportare le autorità sanitarie pubbliche che hanno distribuito o stanno creando app personalizzate».

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