«Fanno il ca*** che vogliono con i soldi della Lega… all’ex idraulico soldi a tonnellate». Lo sfogo nelle intercettazioni del commercialista

In una delle intercettazioni con il trojan nel cellulare del commercialista Michele Scillieri emerge lo sfogo contro gli altri due indagati, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, e contro un imprenditore che avrebbe fatto saltare l’affare di Cormano

Non sono mancati momenti di altissima tensione e relativi insulti reciproci tra gli indagati per il caso della compravendita dell’immobile di Cormano che ha portato nei giorni scorsi all’arresto di quattro persone, tra cui tre commercialisti della Lega. Nervosismo dichiarato chiaro e tondo nelle intercettazioni raccolte dal trojan nel cellulare di Michele Scillieri, il commercialista che nel 2017 aveva curato nel suo studio la nascita del movimento Salvini premier.


Come riportano le carte dell’inchiesta, citate dalla Stampa, è Scillieri a lamentarsi tanto degli altri due commercialisti ora indagati, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba: «che fanno il cazzo che vogliono, fanno le porcate con le società», ma anche con un imprenditore, Francesco Barchetti, ex elettricista e vicino di casa di Di Rubba, che sarà poi indagato per peculato.


Le sfuriate di Scillieri

Scillieri si sfoga con Luca Sostegni, sospettato di essere prestanome di decine di società, tornato dal Brasile per recriminare «i restanti 30 mila euro dell’accordo» per l’affare di Cormano che Manzoni e Di Rubba non avrebbero più intenzione di dargli. «Con tutti i soldi che si sono fottuti in questi anni – dice Sicllieri al suo uomo di fiducia – non hanno certo problemi a cacciar fuori 30 mila euro in un colpo. E dai… Tu non hai idea… milionate e milionate». E prosegue: «Un milione e mezzo di fatturato verso la Lega in un anno… Cioè questi qua prendono i soldi di là, della Lega e si comprano le ville. Fanno veramente la bella vita».

In un altra sfuriata con un avvocato che sta cercando di mediare nell’accordo, il commercialista milanese prende di mira prima gli altri due indagati, il revisore della Lega alla Camera, Manzoni, e quello al Senato, Di Rubba, che «hanno ciucciato una montagna di soldi della Lega, una montagna! Non ti dico 49 milioni, ma non ci siamo lontani sai… Te lo dico! Perché una parte li hanno mandati… Casualmente hanno costituito le leghe regionali, una parte li hanno mandati su e poi sono tornati, li han cuccati e una parte se li sono spartiti». Nell’inchiesta di Milano è emersa una fiduciaria panamense in Svizzera, per la quale gli inquirenti hanno già chiesto la rogatoria internazionale per verificare la presenza dei fondi citati.

L’ex elettricista diventato imprenditore

Nel mirino degli sfoghi di Sicllieri c’è anche l’imprenditore Barachetti, «un ex idraulico che ha la casa accanto a Di Rubba – dice ancora il commercialista – e che ha deciso un bel giorno di dire: “Adesso divento un imprenditore di successo, caro Alberto fammi lavorare”. E Alberto tramite la Lega gli ha dirottato tonnellate di soldi! Non di lavori… di soldi!».

Proprio alla Baracchetti service era stata commissionata la ristrutturazione del capannone di Cormano. Secondo la ricostruzione dei pm, dal preventivo iniziale di 400 mila euro per i lavori, Baracchetti sarebbe passato a una cifra più alta, fancendo sostanzialmente saltare l’affare. Una mossa che fa saltare i nervi a Scillieri: «Uno che lavora non viene fuori a metà dell’opera a dire: “Cazzo ho sbagliato i conti: adesso sono 600 mila euro se no vado a casa».

Alla fine Scillieri propone un compromesso, imponendo a Baracchetti di comprare: «qualcosa, una qualche cianfrusaglia che Luca (Sostegni, ndr) ha intestata». L’accordo prevedeva la compravendita di alcune cantine a Desio, ma il tutto salta perché in quei giorni compaio i primi articoli dell’Espresso sul caso della Lombardia film commission. Da quel momento cala il silenzio al telefono e il nervosismo tra gli indagati torna altissimo.

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