Coronavirus, i numeri in chiaro. L’immunologa Viola: «Contagi stabili, raggiunto di nuovo il “plateau”. Test rapidi determinanti per un autunno sereno»

La vincitrice dell’Oscar della Scienza mette in guardia sulla «psicosi delle misure anti-Covid» nelle scuole e sul tocco dei gomiti. Nelle prime tre Regioni in classifica per contagi, l’alta densità della popolazione è il dato da non sottovalutare

I nuovi contagi da Coronavirus registrati oggi in tutto il Paese sono 1.229. Un dato che rappresenta un evidente aumento rispetto ai numeri di ieri (+1.008) ma che, relazionato ai 35mila tamponi in più effettuati nelle ultime 24 ore, sembra evidenziare un trend piuttosto stabile. Ad aiutarci nell’analisi giornaliera dei casi, l’immunologa dell’Università di Padova e vincitrice dell’l’Oscar della Scienza, Antonella Viola.


«Per oggi mi sento di riscontrare un aspetto positivo piuttosto evidente. L’aumento dei contagi registrato in agosto, dovuto alle vacanze, non ha portato a un aumento esponenziale dei casi. Su questo i dati parlano chiaro e ora possiamo dirlo in maniera definitiva. Così come possiamo evidenziare una stabilizzazione della crescita. Ogni giorno ci sono numeri in più ma quello che dobbiamo tenere d’occhio è appunto il livello di crescita. Abbiamo raggiunto di nuovo quello che in gergo viene chiamato “plateau”».


Un livello che, quando il numero di tamponi è sugli 80mila, si aggira intorno ai 1.400 casi giornalieri, dice l’immunologa. «Questo è un elemento positivo, vuol dire che il sistema di tracciamento, di diagnostica e di isolamento delle persone positive adottato sta funzionando. L’alternativa sarebbe stata una crescita esponenziale, dobbiamo renderci conto di aver rischiato grosso con l’ondata di vacanzieri. In questo momento dunque non vedo nei numeri dei valori preoccupanti o aspetti negativi da sottolineare».

Tranne, forse, che i contagi continuano purtroppo a essere più di mille quotidianamente?

«Lo considero inevitabile data la vita relativamente normale che tutti stiamo avendo. Lavoro, scuola, trasporti. Se consideriamo tutte queste attività riprese possiamo quasi dire che per ora ce la siamo scampata».

Parla di un “plateu” raggiunto sui 1.400 casi circa a parità di test effettuati intorno a quota 80mila. È d’accordo sul piano tamponi come strategia chiave per il prossimo autunno?

«Certamente, e ancor di più mi concentrerei sul ruolo fondamentale che possono avere i test rapidi, soprattutto per le scuole. A inizio pandemia l’argomento tamponi era una delle principali criticità, ora abbiamo altri strumenti che possono aiutarci.

Proprio oggi anche dal Comitato tecnico scientifico è arrivata l’approvazione dei test salivari. Finalmente sembra convincersi che possono essere l’effettiva soluzione. La lettera che noi medici abbiamo scritto giorni fa contiene proprio l’importanza del passaggio ai test rapidi. Ci si sta muovendo tutti verso questa direzione e saranno lo strumento che ci permetterà davvero di vivere serenamente l’autunno.

Quando arriverà l’influenza o i raffreddori stagionali a scuola, il numero di tamponi che bisognerà effettuare sarà altissimo, tanto che si andrebbe ad intasare il sistema. Sappiamo bene che quando il numero di tamponi da fare cresce, i tempi per le risposte purtroppo si allungano. Questo vorrebbe dire chiudere le scuole, tenere le persone in quarantena per troppo tempo. Abbiamo bisogno di test rapidi che nel giro di pochi minuti, ci diano un risultato».

Niente più saluto con il gomito. L’Organizzazione mondiale della Sanità, parlando dei rischi di trasmissione, negli ultimi giorni invita a evitare anche il saluto a cui per mesi abbiamo cercato di abituarci. Un altro rischio contagio da evitare?

«A me sembra un’assurdità totale. Dobbiamo dare alla popolazione delle regole poche e semplici, non possiamo continuare a cambiare le carte in tavola per le persone che rischiano di non capire più che cosa è davvero importante e cosa non lo è.

Importante è usare la mascherina nei luoghi chiusi sempre, e all’aperto solo laddove non ci sia possibilità di distanziamento. Il saluto con il gomito è un istante. Al chiuso prevede che le due persone con la mascherina si avvicinino per un istante, all’aperto idem. Il virus non è così istantaneo, non basta guardarci negli occhi perché ci contagi.

Conta anche il tempo che due persone passano insieme. Ovvio che se due persone senza mascherina si mettono a parlare senza distanziamento e per più minuti il rischio di contagio c’è ed è alto. Ma creare psicosi anche sul tocco dei gomiti credo sia assurdo».

Psicosi anche sulle regole scolastiche?

«Sto assistendo a delle regole sulla sanificazione dei compiti per esempio che mi pare assurda. Sanificare il quaderno, il pennarello, la penna con cui fare i compiti è eccessivo e soprattutto non aiuta. L’altra regola oltre alla mascherina e il distanziamento è quella di lavarsi le mani. Gli oggetti vengono certamente toccati dai maestri che devono correggere i compiti, per esempio, ma è sufficiente una corretta e frequente igienizzazione delle mani per poter essere tranquilli».

Tornando ai numeri, le tre Regioni che si posizionano ai primi tre posti della classifica dei contagi continuano a essere Lombardia, Lazio e Campania. Come leggere questo primato ripetuto e non positivo?

«Direi fisiologico, considerate le grandi città presenti nelle tre Regioni. La densità di popolazione non è un elemento da sottovalutare, oltre all’effetto vacanza delle ultime settimane di agosto, anche la tipologia dei luoghi colpiti fa la differenza. Analizzando con un respiro più ampio la situazione europea vediamo come le regioni più colpite siano quelle delle metropoli. Pensiamo a Madrid, Barcellona, Parigi. Luoghi dove la condizione di grande densità porta anche a un minor rispetto delle regole, una fra tutte il distanziamento».

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