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La didattica mista e il ritorno all’università. «In realtà è ancora a distanza. Un’occasione persa per pensare agli studenti» – L’intervista

17 Settembre 2020 - 00:13 Riccardo Liberatore
Emma Creola, rappresentante degli studenti alla Statale di Milano: «Ci sono stati quattro mesi per pianificare questo rientro, ma per l'ennesima volta finiamo in fondo alla lista dei problemi da risolvere». Il timore è che le lezioni in presenza non riprenderanno prima del 2021

Emma Creola ha 21 anni e studia giurisprudenza alla Statale di Milano dove è anche rappresentante degli studenti. Quando le chiedo cosa pensa delle parole del ministro Manfredi, che ha dichiarato che le lezioni in presenza stanno riprendendo in tutte le università (con obbligo di mascherina) e che il ministero punta alla didattica “mista” al 50%, ride amaramente.

«Ci sono stati 4 mesi per pianificare questo rientro. Non è stato fatto e si è cercato di indorare la pillola, all’opinione pubblica e gli studenti, senza dire effettivamente quali erano i problemi reali – dichiara -. Si tratta dell’ennesima occasione in cui lo studente universitario è passato in fondo alla lista dei problemi da risolvere».

Come si declina nel caso della sua università la didattica mista?

«In Statale come in moltissime altre università, ma non tutte, riprendono i corsi per le matricole con una didattica mista. Comunque sarà garantito a chi non è a Milano o comunque a chi non potrà frequentare di poter seguire le lezioni. Ma, tolti gli studenti del primo anno e tolti pochissimi corsi opzionali, in realtà la didattica mista non è mista ma è a distanza. E questa è una cosa che non è stata chiarita del tutto dall’università».

In che senso? 

«Si è parlato di didattica mista fino a fine agosto e quindi ovviamente tutti hanno fatto le proprie considerazioni. Molti sono tornati in città pensando che avrebbero potuto frequentare i corsi, prenotandosi per tempo. In realtà non è stato assolutamente così. Per esempio, per il mio corso di laurea non sono previste lezioni in presenza».

Si tratta di un problema ancora più serio per i fuori sede.

«Sì esatto. Moltissimi fuori sede che non sono tornati a Milano sono rimasti in ballo fino a metà agosto, non sapendo se avrebbero dovuto prendere una casa o meno. Il mercato degli affitti si muove solitamente verso metà agosto, quindi è stato un periodo di tensione anche per loro, perché rischiavano di doversi organizzare all’ultimo e pagare delle cifre esorbitanti».

Neppure gli esami riprenderanno in presenza? 

«Gli esami orali continueranno a distanza, gli esami scritti in realtà pare ricominceranno in presenza, pur tenendo conto delle esigenze dei fuori sede che non torneranno a Milano. Quindi molto probabilmente saranno misti. Un altro controsenso». 

Come dice, la situazione è in evoluzione. Si potrebbe dire che le università sono state costrette a scegliere il male minore.

«Sono totalmente d’accordo sul fatto di dare priorità alle matricole. Quello su cui non mi trovo soddisfatta è che in questi mesi si è parlato di tante cose, ma non veramente di quello che serviva per riprendere una didattica mista. Il problema che lo impedisce a molte università è la mancanza di spazio, anche se non è mai stato detto apertamente. Anzi, è stato detto che sarebbe stata fatta una didattica mista con aule all’avanguardia apposita». 

La sua università ha preso provvedimenti per aiutare gli studenti più in difficoltà?

«La Statale ha mantenuto lo status di fuori sede anche per quelli studenti che sono tornati a casa e che quindi avrebbero dovuto decadere dallo status di fuori sede una volta “scaduta” la borsa di studio».

Le hanno detto quando tornerà in classe?

«Al momento non lo sappiamo. Finora ci è stato detto che il corso è a distanza, quindi si presume che questo valga per tutto il primo semestre. Ovviamente il secondo semestre non è ancora stato affrontato come tema. Moltissimi studenti non sanno se dovranno cercare una casa a marzo. Capisco che la situazione è in continua evoluzione, ma anche in questo caso manca chiarezza».

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