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Negazionisti d’Europa. Come si è allargato il fronte degli scettici del Coronavirus, da Berlino fino a Londra

27 Settembre 2020 - 06:19 Riccardo Liberatore
La manifestazione di ieri nella capitale britannica è solo l’ultimo esempio. Nel Vecchio Continente monta il malcontento no-mask. E il rischio di una strumentalizzazione politica è dietro l’angolo

La manifestazione anti-lockdown avvenuta a Londra sabato 26 settembre ha riacceso l’attenzione su un fenomeno che ha accompagnato ogni fase dell’epidemia di Coronavirus. Nonostante nel Regno Unito i nuovi casi di Covid siano in rapida ascesa – ieri è stato il quarto giorno consecutivo con oltre 6 mila casi – centinaia di cittadini sono scesi per strada per manifestare tutta la loro rabbia nei confronti del governo che, dal loro punto di vista, anziché proteggerli usa l’epidemia come pretesto per limitare ulteriormente le loro libertà.

Lo stesso è accaduto a Roma dove hanno sfilato i no-mask per dire “no” alle misure anti-lockdown, al distanziamento fisico, all’utilizzo delle mascherine e – prima ancora che fosse sviluppato un vaccino – alla vaccinazione anti-Covid. Negli scorsi mesi le stesse scene si sono ripetute anche a Parigi e a Berlino. In diverse capitali europee abbiamo visto no-vax, cospirazionisti di ogni genere (rettiliani e non) sfilare al fianco di persone che temono le ricadute economiche di un lockdown prolungato o che associano le misure restrittive a una deriva autoritaria.

I rischi associati a questi focolai di risentimento anti-governativo sono principalmente due: il primo è che gli assembramenti senza mascherina possano alimentare i contagi, proprio in un momento in cui la curva epidemica è tornata a salire in molti paesi europei. La seconda è che possano essere cavalcati e sfruttati da movimenti politici estremisti.

Assalto al Reichstag

Quando a fine agosto dei manifestanti anti-lockdown in Germania hanno preso d’assalto il Reichstag con la bandiera rossa bianco e nera dell’impero tedesco – simbolo del nazismo – il peggior scenario possibile sembrava essersi realizzato. Sabato 29 agosto circa 38.000 persone erano scese per strada a Berlino, chiedendo la fine delle restrizioni in una manifestazione che aveva segnato il culmine di mesi di proteste iniziate ad aprile a Stoccarda. Da allora gli organizzatori erano riusciti a mobilitare centinaia di persone, a volte migliaia, ma mai così tante come a Berlino.

In quell’occasione tra i manifestanti erano presenti persone molto diverse fra loro: famiglie, anziani, giovani – alcuni dei quali erano estremisti di destra. Dei manifestanti sbandieravano bandiere della pace, altri invece inneggiavano a Trump, altri ancora a Vladimir Putin. Erano uniti – nella parole di uno degli organizzatori delle manifestazioni anti-lockdown in Germania, Michael Ballweg, imprenditore di Stoccarda – dall’odio nei confronti dello stato federale e tutto ciò che rappresenta: un sistema oppressivo che esagera la portata dell’epidemia per rafforzare il suo controllo sulle vite dei cittadini.

No-mask a Parigi

EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON | Un Gilet giallo durante le proteste anti-lockdown, maggio 2020

Anche nelle manifestazioni anti-lockdown che hanno avuto luogo a Parigi, sempre a fine agosto, le motivazioni dei manifestanti erano simili. Secondo un recente studio, i cittadini francesi che rifiutano di indossare la mascherina tendono ad essere donne con un livello di istruzione superiore alla media. Molti sono simpatizzanti del movimento dei Gilet gialli. Si descrivono come liberi pensatori e pensatrici che credono che il governo si intrometta troppo nelle loro vite e diffidano delle istituzioni, mostrando anche per questo motivo una propensione per le teorie del complotto.

Anche se non hanno un’unica appartenenza politica, tendono a riconoscersi di più nei partiti di destra. Circa il 40% dei no-mask interpellati nello studio si era astenuto alle precedenti elezioni. Ma tra coloro che hanno votato, circa il 20% lo ha fatto per il candidato di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon e il 27% per il partito di estrema destra di Marine Le Pen.

A Madrid Vox cavalca le proteste

CRISTINA QUICLER / AFP | Le proteste a Madrid, maggio 2020

Non è semplice attribuire un chiaro colore politico alle manifestazioni anti-lockdown. Eppure, non sono mancati i tentativi da parte della politica di cavalcare rancori e frustrazioni accentuati dal lockdown. È il caso della Spagna per esempio, dove a maggio migliaia di persone si sono riversate nelle strade per contestare il governo. A Madrid, circa 6.000 auto riuscirono a bloccare il traffico lungo il tratto di strada in cui si stava svolgendo una manifestazione.

Ad accogliere i manifestanti c’era Santiago Abascal, il presidente del partito di estrema destra, Vox. «Gli spagnoli si presentano sempre nei momenti decisivi. Siamo qui per difendere la nostra libertà – aveva dichiarato Abascal -. La minaccia alla libertà della Spagna è guidata da un governo illegittimo che è diventato un governo criminale, incapace di proteggere il suo popolo ed è direttamente responsabile della peggiore gestione di questa crisi dell’intero pianeta».

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