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Vacanze, famiglia e poca memoria: ecco perché il Centro-Sud rischia di “chiudere” per Covid-19

30 Settembre 2020 - 07:57 Giulia Marchina
La spiegazione di questa inversione geografica dell’epidemia sta, per Giuseppe Remuzzi, nel fatto che al Nord «dopo lo spavento preso, siamo molto più attenti degli altri»

Alla fine dello scorso inverno, la prima ondata della pandemia di Coronavirus aveva messo in ginocchio il Nord Italia, con picchi di contagi in Lombardia, Piemonte e Veneto. Al Centro aveva attecchito ben poco; al Sud quasi per niente. Oggi, invece, la situazione si è capovolta: la seconda ondata sta arrivando – complici anche la ripartenza nel mondo della scuola e del lavoro, tornato quasi a pieno regime. Il problema ora è il Sud Italia, dove il virus sta dilagando, come dimostrano i contagi giornalieri registrati nelle regioni centrali e meridionali. Dopo lo strascico post vacanze che ha colpito molte città da Roma in giù, dove il virus è stato “importato” – vedi la Sardegna -, i numeri continuano a crescere.

Lazio e Campania guidano ormai da settimane la classifica delle regioni con più contagi giornalieri. Mentre ora in città come Bergamo «andiamo bene sul fronte dell’immunità a Sars-Cov-2, e in Lombardia anche», dice Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs che sintetizza così la situazione, all’Adnkronos. «Il rischio è che possa succedere lì, nel Centro-sud – quello che è successo qui, ma non con la stessa gravità. Ci vorranno però un paio di mesi perché arrivino loro al punto dove siamo noi adesso», ha detto Remuzzi. Ed è così che, dal Lazio in giù, i governatori stanno poco a poco blindando le regioni. I sindaci pensano a nuove maxi serrate per poter contenere il più possibile una diffusione dei contagi troppo elevata.

La spiegazione di questa inversione geografica dell’epidemia sta, per Remuzzi, nel fatto che al Nord «dopo lo spavento preso, siamo molto più attenti degli altri» e che si è sviluppata «una certa immunità, che non è di gregge ma di anticorpi: chi ha avuto contatti con il virus, ammalati o meno, ha sviluppato anticorpi che sono attorno al 15-20% a Milano e in Lombardia, a Bergamo tra il 30 e il 50%. Chi ha avuto più circolazione del virus, ora è più protetto: si tratta di avere pazienza e mi auguro che sia così fra un paio di mesi anche per il Sud».

Lazio

Il Lazio, che nella giornata di ieri – 29 settembre – ha registrato 219 nuovi contagi, è pronto a un nuovo coprifuoco ma solo in specifiche aree del territorio. Così intende muoversi l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato che ha spiegato all’agenzia Dire, al termine di una visita al Cto di Roma: «Stiamo lavorando con attività chirurgiche e puntuali, pertanto se saranno necessarie, interverremo in questo senso».

Campania

Piano d’azione drastico per il governatore Vincenzo De Luca che ieri, 29 settembre, in Campania ha annunciato lo stop alla movida con il divieto di vendere alcolici da asporto dopo le 22 e il limite di venti persone alle feste: «è la penultima decisione prima di chiudere tutto», ha detto. «Sono molto allarmato – ha poi proseguito – credo che dobbiamo aprire gli occhi e dire con chiarezza ai cittadini che siamo già nella seconda ondata dell’epidemia. Ricordo che la Campania è la Regione che ha la più alta densità abitativa d’Italia e il 60% dei positivi oggi sono nelle Asl Napoli 1 e 2 e a Caserta cioè quelle a maggiore congestione abitativa».

Puglia

In Puglia dopo le tre scuole rimaste chiuse precauzionalmente a Barletta, e i tre istituti chiusi in 48 ore ad Altamura, anche Foggia comincia a prendere provvedimenti. Il sindaco Franco Landella ha firmato una nuova ordinanza dopo il provvedimento che ha disposto la chiusura dei centri commerciali. Il documento impone l’obbligo per chiunque «di indossare correttamente il dispositivo di protezione individuale – la mascherina -, fatta eccezione per i minori al di sotto di 6 anni e per i soggetti che presentino forme di incompatibilità certificata con l’uso continuativo della mascherina».

Sardegna

In Sardegna i sindaci si stanno organizzando per istituire dei mini-lockdown, e dei coprifuoco a livello locale. C’è Orune, paese di 2.300 abitanti in semi-lockdown per l’impennata di infetti; Gavoi, in provincia di Nuoro, dove il sindaco Giovanni Cugusi si è raccomandato con i cittadini prospettando la possibilità di un semi-lockdown. E ci sarebbe anche il terzo comune in Sardegna a subire pesanti restrizioni: oltre a Orune e Gavoi, c’è Aidomaggiore nell’Oristanese che ha subito una chiusura totale. Ad Alghero e a Villa San Pietro molte scuole hanno chiuso i battenti; ma anche a Villaperuccio, Castiadas, Gonnesa e Perdaxius. A Seui, nel sud Sardegna, il sindaco Marcello Cannas ha emanato un’ordinanza di chiusura totale delle scuole e delle attività commerciali non essenziali fino al 4 ottobre.

Calabria

Anche in Calabria la governatrice Jole Santelli ha emanato una nuova ordinanza per il contenimento dei contagi da Coronavirus: fino al 7 ottobre 2020 sarà obbligatorio indossare la mascherina non solo nei luoghi chiusi, ma anche all’aperto per tutto l’arco della giornata. Santelli ha poi prorogato la zona rossa istituita il 24 settembre scorso a Stefanaconi, nel vibonese, fino al 30 settembre. Finora quattro i casi confermati, che si aggiungono ai dieci casi precedenti.

Sicilia

La Sicilia di Nello Musumeci infine si prepara all’obbligo di mascherina all’aperto. Non solo: nella nuova ordinanza è infatti stato disposto il divieto di assembramento nei luoghi pubblici o aperti al pubblico (strade, piazze e parchi). Sono escluse le sole occasioni di iniziative pubbliche previste dalla legge o comunicate all’Autorità di pubblica sicurezza. Nelle scuole, l’obbligo all’uso delle mascherine «rimane circoscritto agli spazi comuni extra-aula, alle situazioni di distanza interpersonale inferiore a un metro e, all’interno dell’aula, solo se in movimento».

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