Galli: «Veniamo da una movida “vivace”, ma ora i giovani siano coinvolti contro il Coronavirus: come contro l’Hiv»

di Redazione

Il direttore del reparto malattie infettive del Sacco ha spiegato che bisogna coinvolgere di più le giovani generazioni

Il direttore del Dipartimento di Malattie Infettive del Sacco di Milano, Massimo Galli, ha detto la sua sulle nuove misure che il governo sta per varare per contenere la seconda ondata di Coronavirus. Il professore punta sul coinvolgimento dei giovani: in un’intervista al Corriere della Sera, spiega che è necessario renderli «protagonisti nella battaglia contro il virus, come è stato fatto in passato contro l’Hiv, il virus dell’Aids». A preoccuparlo non sono però tanto le scuole, quanto le attività extra-scolastiche.


Ecco perché anche il solo fatto di chiudere pub e ristoranti alle 23:00 potrebbe essere un segnale «forte» contro una movida un po’ «troppo vivace» (anche se secondo molti esperti comporta il rischio di maggior assembramenti nelle fasce orarie precedenti, ndr). Il viceministro Pierpaolo Sileri, invece, aveva sottolineato come a preoccupare di più siano piuttosto i pranzi in famiglia, dove si rischia di avere comportamenti più disinvolti che al pub.


E anche nell’ottica di sensibilizzare di più sui rischi dell’aumento dei contagi (ieri +2.677), non deve essere «in alcun modo favorito un atteggiamento trasgressivo». A tal proposito, la mascherina va «sicuramente» indossata quando si sta nelle vicinanze di altre persone («altrimenti non serve»).

Parallelamente all’aumento dei contagi, come prevedibile si sta registrando in questi giorni un aumento dei ricoveri – anche gravi. Non ai livelli di marzo, rassicura Galli, che sottolinea come per parlare di seconda ondata bisognerà aspettare l’eventuale verificarsi di un «cluster fuori controllo». Ma guai a ipotizzare un secondo lockdown: inciderebbe troppo sulla possibilità di ripresa e sull’economia.

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