Cortei, striscioni e attivisti incatenati. I Fridays for Future tornano in piazza – Le immagini

di Redazione

A Torino 8 attivisti e attiviste si sono incatenati sotto il palazzo della Regione e una decina di ambientalisti di Extinction Rebellion hanno fatto altrettanto a Roma

Non si vedevano così tante persone scendere in piazza in nome della lotta al cambiamento climatico da prima del lockdown. In tutta Italia gli attivisti di Fridays for Future, e non solo, sono tornati a manifestare in oltre cento città. Non sono mancati neppure gesti eclatanti, con attivisti che si sono incatenati sia a Torino che a Roma. Il timore è che l’emergenza Covid possa indurre il governo a rimandere nuovamente gli interventi in campo ambientale. Non sorprende quindi che i Fridays for Future chiedano di usare le risorse del Recovery Fund per centrare gli obiettivi climatici fissati dall’Ue.



Soltanto in Toscana, il movimento ispirato a Greta Thunberg ha portato in piazza centinaia di persone a Firenze, Pistoia e Pisa per il primo sciopero di piazza dopo la mobilitazione della scorsa primavera, che si è svolta online a causa del Coronavirus. Molti gli strisconi per chiedere al governo di attivarsi per raggiungere gli obiettivi fissati con l’Unione europea, tra cui la riduzione delle emissioni di gas responsabili del cambiamento climatico del 55% entro il 2030. Gli attivisti infatti ricordano che per centrare l’obiettivo bisogna tagliare le emissioni del 12% ogni anno.

A Torino invece 8 attivisti e attiviste si sono incatenati sotto il palazzo della regione con 5 richieste – tra cui la sospensione del trasporto privato e rendere gratuito il trasporto pubblico – e la promessa di non muoversi «fin quando il Presidente e l’Assessore all’Ambiente non assumeranno l’impegno di implementarle», come si legge su un post pubblicato sulla loro pagina Facebook.

La “ribellione” fuori dall’Eni

Anche a Roma degli attivisti si sono incatenati fuori dalla sede dell’Eni. Parliamo non di Fridays for Future ma degli ambientalisti di Extinction Rebellion. Da giovedì gli attivisti e attiviste del movimento fondato a Londra, arrivato in Italia nel gennaio del 2019, si sono incatenati ai cancelli dell’azienda, inscenando, come al loro solito, una protesta colorata e simbolica.

Chiedono al governo italiano di porre fine agli incentivi di Stato alle aziende che traggono profitto da attività estrattive e, in particolar modo, di porre fine a qualsiasi tipo di finanziamento a Eni – che negli ultimi anni ha aumentato i propri investimenti nel settore delle rinnovabili – fino a quando l’azienda non rinuncerà completamente a tutti i combustibili fossili, compreso il “gas naturale”. Alcuni attivisti sono stati fermati e denunciati dalle forze dell’ordine, ma la protesta continua, in attesa di una riposta dal Ministro Patuanelli a cui hanno rivolto le proprie rivendicazioni.

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