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Coronavirus, i numeri in chiaro. La fisica Paolotti: «Si naviga a vista. Lockdown a Natale? Non è detto»

14 Ottobre 2020 - 21:29 Giulia Marchina
Per la ricercatrice, la crescita dei nuovi positivi a cui stiamo assistendo era prevedibile: «Che i numeri cominciassero a salire si sapeva, che accelerassero era questione di tempo»

Sono 7.332 i nuovi casi di contagio da Coronavirus registrati nella giornata di oggi, 14 ottobre. Secondo il bollettino diffuso dalla Protezione civile i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore sono stati 152.196. Ancora in testa nei nuovi casi la Lombardia (+1.844). Seguono Campania con (+818) e Veneto (+657). I decessi sono 43 mentre sono 539 i pazienti in terapia intensiva (ieri 514): +25 in 24 ore. Per la fisica Daniela Paolotti della Fondazione Isi, con questi numeri, «non c’è da stare allegri».

Dottoressa, era uno scenario prevedibile quello di oggi?

«Che i numeri cominciassero a salire si sapeva, che accelerassero era questione di tempo. L’aumento è dato da fattori diversi: dalla condizione dei Paesi vicini, dalle scuole, dal generale rilassamento sulle misure da seguire. Gli ingredienti per una ripartita c’erano tutti e sulle previsioni che abbiamo fatto non siamo stati smentiti».

C’è una spiegazione?

«Con l’arrivo del freddo le persone passano più tempo al chiuso. Si preferiscono i mezzi pubblici alle passeggiate. I numeri sono abbastanza impressionanti ma era prevedibile. Non è chiaro quale sia il vero impatto delle scuole ma si parla di diverse migliaia di positivi negli istituti scolastici».

Per quanto crescano i positivi, c’è da dire che il tasso di mortalità è molto più basso rispetto ai numeri che vedevamo a marzo e aprile…

«I decessi sono più bassi rispetto a marzo e aprile perché le persone più deboli hanno imparato a difendersi. In questo senso il comportamento dei singoli gioca un ruolo importantissimo. Così come nelle strutture ospedaliere si è imparato molto, i casi gravi vengono trattati in modo più efficace».

Intanto si è abbassata di parecchio l’età media dei contagiati.

«La malattia circola di più tra le fasce anagrafiche più basse perché a marzo le scuole erano chiuse. Altrimenti avremmo visto gli stessi dati. Una cosa importante: il virus non si è indebolito».

E lo dimostrano le terapie intensive.

«Infatti, in alcune regioni le terapie intensive sono già sotto stress».

Pensa si possa arrivare a un ingolfamento generale o, peggio ancora, al collasso?

«Guardando i dati sulle terapie intensive di adesso siamo messi meglio rispetto a sei mesi fa, anche dal punto di vista dei posti disponibili che sono stati incrementati. In ogni caso non vogliamo arrivare alla capacità massima».

Le misure introdotte dal governo nel nuovo dpcm possono essere efficaci?

«Le misure sono efficaci, tuttavia credo si sia arrivati leggermente in ritardo».

Il professor Crisanti ha dichiarato: «nuovo lockdown a Natale per resettare il sistema». Non crede che da parte il Governo avrebbe dovuto estendere queste misure restrittive fino al periodo post natalizio?

«Il fatto è che con una pandemia di questo tipo si naviga a vista. Le misure che sono state inserite adesso vanno bene sul breve periodo. Non credo sia superficiale quello che è stato fatto. Dare una stretta ora era necessario, e già in un mese – che è una buona finestra di tempo – vedremo gli effetti. Non è quindi detto che ci sarà bisogno di una serrata in futuro. I fattori che peseranno su questa decisione sono molti, prima di tutto i comportamenti del singolo: mascherine, distanziamento, evitare gli assembramenti devono diventare il mantra di questo autunno-inverno».

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