Galli sull’aumento dei contagi: «I ricoverati di oggi non sono diversi da quelli di aprile. E c’era chi parlava di “virus debole”»

di Giovanni Ruggiero

Da sempre l’infettivologo mette in guardia sulla pericolosità del virus, osservando in prima persona gli effetti sui pazienti ricoverati nel suo ospedale. E ora che i casi aumentano, torna sulla storica polemica con i colleghi che parlavano di un calo dei malati

Il primario del Sacco di Milano, Massimo Galli, si ritrova nella scomoda posizione di chi ora può dire: «Ve lo avevo detto», dopo che i numeri dei contagi di Coronavirus scanditi dalla Protezione civile hanno ripreso a segnare una crescita sempre più importante. Ospite a Cartabianca su Raitre, l’infettivologo è tornato sull’ormai storica polemica del «virus clinicamente morto», aperta da Alberto Zangrillo lo scorso maggio. Senza dimenticare gli scontri a distanza con Matteo Bassetti del San Matteo di Genova, secondo il quale buona parte dei positivi oggi è asintomatico e non malato grave come accadeva nei primi mesi della pandemia.


«Dovessi togliermi qualche sassolino dalla scarpa – ha detto Galli – potrei anche dire che alcuni messaggi eccessivamente rassicuranti in merito a un virus indebolito o una malattia inesistente hanno aiutato coloro che, a livello politico o di comportamento individuale, hanno pensato che non ci fosse più un problema così serio».


Che ci si ammali di meno con il Coronavirus è una falsa realtà secondo Galli, che invita i colleghi a farsi un giro per le corsie degli ospedali, dove ora: «i malati non differiscono quasi in nulla rispetto a quelli di aprile. Forse – ha aggiunto – me abbiamo per il momento più giovani e un po’ meno gravi, ma il conto dei decessi e le caratteristiche di chi sta in rianimazione stanno rapidamente colmando la differenza. E questo non avremmo voluto vederlo».

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