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Crisanti: «Anche Arcuri ora vuole 300 mila tamponi al giorno? Non abbiamo i mezzi e i costi sarebbero pazzeschi. Indegno di un Paese civile» – L’intervista

18 Ottobre 2020 - 08:07 Fabio Giuffrida
Crisanti era stato il primo a chiedere, e poi a presentare al governo, un piano da 300mila tamponi al giorno. Ma non a queste condizioni, spiega a Open

Il commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus in Italia, Domenico Arcuri, secondo quanto si apprende, ha detto nel corso dell’incontro con le Regioni che il governo è pronto a «ricominciare gli acquisti centralizzati di tamponi, reagenti e test antigenici per arrivare a 200 mila tamponi molecolari al giorno e 100 mila test rapidi antigenici al giorno». Insomma, l’obiettivo è quello di passare dagli attuali 150-165 mila tamponi ai 300 mila complessivi al giorno. Uno sforzo non di poco conto che, però, lascia senza parole il professore dell’università di Padova Andrea Crisanti.

«Bisognava potenziare i laboratori»

«In questo momento non ci sono le macchine per processare 300 mila tamponi al giorno. Tutto questo tra l’altro avrebbe dei costi pazzeschi», ci spiega. «Sono demoralizzato da questo approccio che ritengo non degno di un Paese civile» aggiunge. Era stato proprio Crisanti, anche sulle pagine di Open, a lanciare l’appello al governo per aumentare il numero di tamponi, fino a 3-400mila al giorno. E così aveva presentato un piano al governo da 250-300mila tamponi: «Sì ma io dicevo di potenziare i laboratori, bisognava attuare quel piano fin da subito, non adesso. Ci vogliono mesi. Non basta ordinare dei tamponi per risolvere il problema».

Il tracciamento dei positivi non sta funzionando

Intanto il tracciamento dei positivi non sta andando per niente bene. A dirlo è stato Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, secondo cui le Asl «non sono più in grado di tracciare i contagi, quindi la strategia di contenimento non sta funzionando». Il motivo sarebbe da ricercare nel «mancato o ritardato rafforzamento dei dipartimenti di prevenzione anche a causa del basso numero di medici igienisti a disposizione». Proprio ieri il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha fatto sapere di «non essere più in grado di tracciare i nuovi positivi con il contact tracing». I numeri sono troppo alti, anche grazie all’aumento dei tamponi, e gli operatori che si occupano di andare a scovare tutti i contatti che i positivi hanno avuto nei giorni precedenti sono pochi.

I problemi con l’app Immuni

A questo si aggiunge il malfunzionamento di Immuni dove, in alcuni casi, non vengono caricati i codici dei positivi. Come conferma a Open il fisico Giorgio Sestili, in auto-isolamento dopo aver cenato con un amico, poi risultato positivo. Entrambi avevano scaricato l’app Immuni ma «la Asl non è riuscita a caricare il codice del paziente risultato positivo». «La verità è che la situazione ci è sfuggita di mano, le Asl si stanno perdendo tantissimi casi, pazienti liberi di circolare e dunque di infettare. Non siamo più in grado di tracciarli bene» ha spiegato Sestili.

Foto in copertina di repertorio: ANSA/FILIPPO VENEZIA

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