Le code per i tamponi come luogo di diffusione del virus: l’Ats di Milano lancia l’allarme. Bassetti: «Evitare i test inutili o aumenta il rischio contagio»

di Redazione

Anche l’Uscar del Lazio, che riunisce i medici che operano nei drive in, mette in guardia: «Occorre maggiore razionalità. I cittadini si fidino dei medici»

Le code per i tamponi come potenziale luogo di diffusione del contagio da Coronavirus. L’allarme arriva da Vittorio De Micheli, direttore dell’Ats di Milano: «Una delle cose che abbiamo visto anche in questa ultima stagione è che l’eccessiva fiducia nel tampone provoca dei paradossi. Le persone si fanno il tampone e poi continuano a uscire prima dell’esito, le persone paradossalmente si contaminano facendo la coda per avere il tampone».


Sulla stessa lunghezza d’onda le parole dell’infettivologo Matteo Bassetti: «Si fanno troppi tamponi inutili e questo mette in crisi il sistema». «Occorre evitare il sovraccarico dei presidi sanitari – afferma Matteo Bassetti – C’è una corsa ai test: si va dal medico e si chiede di prescriverlo, ma così il dottore si trova tra l’incudine e il martello, perché sono tanti a domandare la stessa cosa. Non bisogna richiederlo nei casi in cui non è appropriato, altrimenti si creano file e attese. Chi sta sette ore in coda potrebbe avere un calo di attenzione nel rispettare le misure anti-contagio e se c’è un positivo aumenta il rischio di contrarre il virus».


«Se non serve, non bisogna fare il test»

In precedenza sulla questione era intervenuto anche Pierluigi Bartoletti, responsabile Uscar del Lazio, che riunisce i medici che operano nei drive-in: «I drive-in sono affollati, stiamo facendo uno sforzo enorme, ma occorre maggiore razionalità – ha detto – Non si può andare dal medico di famiglia e chiedere il test se non ci sono le condizioni. Così diventa una corsa che genera solo test non appropriati. I cittadini devono fidarsi dei medici: se non serve, non bisogna fare il test».

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