«Un messaggio rivoluzionario», «No, parole di facciata»: la svolta di Papa Francesco divide i giovani Lgbtq+

di Fabio Giuffrida

L’apertura del Pontefice è piaciuta a tanti ma non a tutti. Ecco come hanno reagito alcuni giovani omosessuali

«Gli omosessuali hanno diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio, e hanno il diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe esserne buttato fuori o essere infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, gli omosessuali godrebbero di una copertura legale». Parole inattese, «rivoluzionarie e controcorrente» quelle di Papa Francesco – contenute in un documentario presentato alla Festa del Cinema di Roma – che hanno sorpreso l’intera comunità Lgbtq+, soprattutto i più giovani. Un messaggio forte e chiaro che potrebbe avere un forte impatto sulla comunità cattolica di tutto il mondo.


«Il Papa ha deciso di schierarsi»

Per Marlon Landolfo, 21 anni di Padova, omosessuale e fidanzato con Mattias, un mese fa vittima di un pestaggio a sfondo omofobo, è «un grande schiaffo alle destre e al bigottismo, a quei Salvini e Meloni che non ci hanno mai considerati». Un «piccolo passo», un Papa «influencer che ha deciso di schierarsi» dando un «messaggio di amore, pace e libertà». Insomma, un «atto rivoluzionario e storico» anche perché – aggiunge Cristian Calvario, 25 anni, presidente di Arcigay Ragusa, «gran parte della popolazione crede in lui, molti pendono dalle sua labbra e il suo via libera alle unioni civili è certamente un passo in avanti».


«Nessuno si era mai spinto così, non ce l’aspettavamo, anche se ora saranno in tanti ad andargli contro, soprattutto la parte più radicata della comunità locale», continua Cristian.

«Non parla né di figli né di matrimonio»

Più critico è, invece, Daniele Russo, responsabile del gruppo giovani di Arcigay Catania, che interpreta le parole del Papa in maniera differente. «Non ha parlato di matrimonio o di figli. Rischiamo, di fatto, di creare due famiglie differenti: da una parte quelle di serie B, dunque quelle composte da omosessuali, legate da un’unione civile; dall’altra le “famiglie di Serie A” legate dal matrimonio, rigorosamente eterosessuale. Dunque, un messaggio di facciata che serve alla Chiesa ad adattarsi ai nostri tempi e a rispondere alle esigenze di quella parte cattolica della comunità gay». Che non sembra essere molto vasta: molti di loro, infatti, si sono «sentiti estromessi».

Come ci spiega Manuel Croce, allontanato di casa dalla madre perché gay. Secondo il giovane, la Chiesa «ci ha esclusi, scacciati per secoli». «Il Papa, adesso, è stato illuminante, questa è una rivoluzione copernicana. Possiamo dirlo?». «Insomma, ha saputo guardare al futuro, una vera e propria svolta anche se, ne siamo certi, proveranno a remargli contro», conclude Lele Russo, avvocato e attivista Lgbtq+.

Continua a leggere su Open

Leggi anche: