L’ipotesi di un lockdown morbido e graduale: lo scenario su contagi e terapie intensive che può anticipare nuove chiusure prima del 9 novembre

di Giovanni Ruggiero

L’attesa di due settimane per verificare gli effetti dell’ultimo Dpcm potrebbe ridursi se l’andamento dei contagi dovesse continuare a crescere. Oltre i 35 mila casi o 2.500 ricoveri in terapia intensiva, la nuova stretta potrebbe arrivare prima del previsto

Servono due settimane dall’introduzione delle restrizioni del nuovo Dpcm per vederne gli effetti su contagi e ricoveri. Lo ripete a ogni occasione possibile il premier Giuseppe Conte, che non ha nessuna intenzione di rivedere quelle chiusure contestate tanto nelle piazze quanto nel suo governo. Lo ricorda ancora oggi il capo del Cts, Agostino Miozzo, che sul Corriere della Sera ribadisce che senza il rispetto delle regole indicate nel Dpcm, comprese le raccomandazioni che toccano la socialità, la strada verso una «dolorosa decisione del lockdown generale» sarebbe obbligata per frenare la pandemia di Coronavirus.


Per capire se anche l’Italia dovrà chiudere quanto sta facendo la Francia, se non di più, il 9 novembre potrebbe essere già tardi. Il timore degli esperti, riporta la Repubblica, è che il picco di contagi sia ancora lontano. Dai quasi 25 mila contagi del bollettino di ieri, la previsione è che si possa arrivare rapidamente a 30 mila al giorno nei primi giorni di novembre. Nell’ultima riunione di maggioranza, riporta il Messaggero, sarebbe stata fissata a 35 mila contagi al giorno la soglia oltre la quale scatterebbe l’allarme. Servirebbero a quel punto misure più drastiche che tengano lontana la soglia dei 2.500 ricoveri in terapia intensiva – oggi sono a circa 1.500 – limite indicato dal documento sui quattro scenari di rischio che porterebbe quasi tutta Italia all’ultimo scenario, il più grave, e quindi all’inevitabile chiusura.


Le restrizioni graduali

Le prossime mosse quindi potrebbero seguire quanto già paventato dal consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi, che ha indicato in Milano e Napoli le prime candidate a un lockdown locale. Le chiusure mirate su determinati territori, che siano singole città o intere province, così da isolare le aree dove il virus circola in modo più preoccupante. Scatterebbero quindi divieti di spostamento ferrei, scrive il Messaggero, permettendo l’uscita di casa solo per andare a lavoro, per fare la spesa, per assistere un parente malato o per portare i figli a scuola. Il passaggio successivo coinvolgerebbe intere aree regionali, fino all’imposizione della Didattica a distanza per tutte le scuole di ogni ordine e grado, come già sta avvenendo in Puglia.

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