Verso il nuovo Dpcm, l’Italia divisa in tre fasce: a rischio chiusure Lombardia, Piemonte e Calabria

Scatteranno restrizioni gradualmente più rigide in base alla fascia di rischio in cui rientra la regione. Una decisione che prenderà il ministero della Salute. Al centro del nuovo testo scuola, trasporti locali e spostamenti sul territorio nazionale

La lunga gestazione del nuovo Dpcm dovrebbe finire entro questa sera (entro stanotte, dice la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa), dopo che ieri il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha chiarito in Parlamento i criteri di base su cui si sviluppa il quarto provvedimento negli ultimi 30 giorni per contenere la nuova ondata di contagi di Coronavirus e la crescente pressione sugli ospedali. Le certezze riguardano la scuola, il coprifuoco nazionale e la chiusura delle sale gioco e dei centri commerciali nei weekend.


I dettagli ancora da definire riguardano la divisione del Paese in tre zone: da una più a rischio a un’altra in fascia intermedia e quindi a un’ultima con basso indice di diffusione del virus. Ad ogni fascia corrisponderanno misure gradualmente restrittive, compresi gli spostamenti tra regioni, che il premier vorrebbe imporre solo tra zone con simile livello di rischio, mentre una parte della maggioranza, a cominciare dal ministro della Salute Roberto Speranza e i governatori, chiede di applicare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.


Il governo aveva convocato i presidenti di regione e i sindaci inizialmente per le 15.30, ma l’incontro è già slittato alle 17 su richiesta del ministro Francesco Boccia per la necessità, a quanto trapela, di avere il testo definitivo del Dpcm, al quale si sta ancora lavorando. In mattinata, la sottosegretaria Zampa aveva detto, confermando che le nuove regole arriveranno entro questa sera: «Il nuovo Dpcm non paralizzerà il Paese, ma sarà basato sul lockdown light come il modello tedesco».

Intanto il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, ospite di Un giorno da pecora, su Rai Radio1, ha confermato che nel prossimo Dpcm saranno previste limitazioni agli spostamenti. «Se ci sono delle regioni ad alto rischio vi saranno delle limitazioni di spostamento tra queste e le regioni a basso rischio. I lockdown non saranno come a marzo e le misure avranno una durata temporanea. Serve un minimo indispensabile di due o tre settimane», ha detto.

I punti fermi del nuovo Dpcm

  • Didattica a distanza: lezioni da casa per tutte le scuole superiori e le Università. Gli esperti del Cts chiedono che siano tenuti a casa anche gli alunni delle elementari. Ma il governo avrebbe deciso di garantire la Dad solo ai ragazzi della seconda e terza media nelle zone più a rischio;
  • Coprifuoco: il governo ha fissato alle 22 (e fino alle 5) la chiusura di tutte le attività, comunque valido a livello nazionale;
  • Chiusi i musei, dopo cinema e teatri già fermati con il precedente Dpcm
  • Tutti i centri commerciali restano chiusi nel weekend, serrata totale invece per sale bingo e centri scommesse;
  • La capienza massima per i trasporti locali, dagli autobus ai treni regionali, scende al 50%, come più volte chiesto dagli esperti del Cts;
  • Sospese le procedure concorsuali pubbliche e private e quelle di abilitazione all’esercizio delle professioni;
  • Smart working per la pubblica amministrazione mentre rimane fortemente raccomandato ai privati;
  • Mascherina obbligatoria a scuola per i bambini delle elementari e medie anche quando sono seduti al banco.

Le tre fasce di rischio: quali regioni rischiano e cosa chiude

Alla base del nuovo testo c’è la divisione dell’Italia in tre fasce di rischio, sulla base dell’Indice Rt che indica la diffusione del virus e dei 21 criteri stabiliti dagli esperti, che comprendono anche la pressione sugli ospedali, in particolar modo sulle terapie intensive. Scatterebbe quindi un meccanismo automatico una volta superate le soglie di allarme – quelle previste dal documento sui quattro scenari di rischio – con la decisione che sarà presa dal governo attraverso un’ordinanza del ministero della Salute. Un compromesso che va incontro alle regioni, scaricando così la responsabilità politica delle chiusure che ne conseguono, considerando poi che i governatori non possono opporsi alla decisione del ministero.

La fascia ad alto rischio

A rientrare nella fascia che prevede un «lockdown leggero» sono le regioni sopra l’indice Rt a 1,5 come Lombardia (indice Rt 2,01), Piemonte (1,99) e Calabria (1,84). Per queste zone scatterebbero le seguenti restrizioni:

  • Si fermano tutte le attività non essenziali, comprese estetiste e parrucchieri. Sospese, quindi, «le attività commerciali al dettaglio», fatta eccezione per l’attività di vendita di generi elementari. 
  • Ipotesi di autocertificazione: secondo quanto riporta Repubblica, il modulo per giustificare le uscite di casa è caldeggiato dal ministro Speranza, che lo vorrebbe per attestare gli spostamenti per salute, lavoro o necessità come accompagnare i figli a scuola. Conte sarebbe contrario, lasciando libera circolazione all’interno della zona rossa;
  • Didattica a distanza per tutte le scuole superiori e le Università, comprese le seconde e terze medie;
  • Consentita attività motoria in prossimità della propria abitazione nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di mascherine. Si può inoltre svolgere attività sportiva esclusivamente all’aperto e in forma individuale.

La fascia a medio rischio

Nella fascia intermedia ci sarebbero le regioni con Indice Rt a ridosso della soglia di allerta, come Liguria, Puglia e Campania. A rischio anche Veneto, Alto-Adige e Valle d’Aosta. Per gli abitanti di queste zone, scattano le seguenti restrizioni:

  • chiudono bar e ristoranti, per i quali è concesso il servizio a domicilio;
  • restano aperti i negozi.

La fascia a basso rischio

Per tutte le altre regioni con Indice Rt ancora lontano dai livelli di guardia, le restrizioni sono quelle previste su tutto il territorio nazionale, con la chiusura già disposta di bar e ristoranti dalle 18, il coprifuoco serale, la capienza ridotta dei mezzi pubblici, la didattica a distanza per le scuole superiori, la chiusura dei centri commerciali nel fine settimana.

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