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Coronavirus. Un video dimostra la «messinscena» dei reparti Covid? Complottismo! Ecco cosa succede realmente

31 Ottobre 2020 - 07:59 David Puente
Le mancate conoscenze dei protocolli adottati negli ospedali per i reparti Covid generano brutte teorie che alimentano il negazionismo

Il 29 ottobre 2020 il giornalista complottista e negazionista Cesare Sacchetti pubblica in un tweet un video amatoriale dove due persone, riprendendo un servizio televisivo all’interno di un ospedale, pensano di poter dimostrare che non vi sia alcuna emergenza Covid19. Il servizio mostrava degli operatori sanitari mentre si preparavano ad entrare in un reparto Covid con le dovute protezioni, ma sarebbero comparsi alcuni infermieri vestiti «normalmente» scatenando la fantasia complottista e negazionista di alcune persone.

A scatenare le reazioni dei due sarebbe un infermiere che, ritrovandosi davanti alla telecamera, si sarebbe fermato improvvisamente perché «si sarebbe accorto di aver rovinato la messinscena». Chi ha ripreso quel servizio TV dal proprio cellulare non conosce affatto i reparti Covid e non conosce affatto le procedure di sicurezza seguite al loro interno. Quelle scene, in quell’area dell’ospedale, non erano state riprese all’interno del reparto Covid ma nell’area comune dove ci si prepara per entrare.

Il 29 ottobre 2020 mi trovavo a Varese per effettuare delle riprese e delle interviste presso il reparto Covid dell’ASST dei Sette Laghi e ho avuto modo di provare, in prima persona, come ci si deve preparare e proteggere in un luogo del genere.

Il momento in cui mi aiutavano a indossare il secondo paio di guanti.

Una volta varcata la soglia dell’ascensore che mi portava al quarto piano dell’edificio dovevo innanzitutto sanificare le mani e indossare dei copri scarpe di plastica. Di fronte a me c’era una reception dove erano presenti gli infermieri con indosso le mascherine, alcuni di loro riposavano in attesa del loro turno all’interno dell’area Covid. Nella stessa area comune c’era una stanza in cui tutti gli operatori dovevano prepararsi indossando tutta una serie di protezioni individuali, come la tuta, i guanti e la visiera.

Il momento in cui mi stavo dirigendo verso il reparto Covid.

Il reparto Covid non è un luogo sigillato, non ci si trova in un ambiente da film dove il virus scappa saltellando nell’aria come se niente fosse. Come ben sappiamo, il virus non viaggia a secco e ha bisogno di un «trasporto» utile per poter giungere in un altro organismo. I corridoi dove sono situati i pazienti sono delimitati da un nastro adesivo posto a terra che segna il confine dove coloro che entrano non possono uscire con le protezioni per non rischiare di portare al di fuori il virus.

Il nastro adesivo che segna il confine tra l’area comune e l’area del reparto Covid.

In caso di necessità gli operatori sanitari, per passare da un reparto all’altro, escono dall’area togliendosi il secondo paio di guanti e indossando un ulteriore protezione alle scarpe. Nella seguente immagine potete vedere più chiaramente la linea di confine e il momento in cui vengono gettate le ulteriori protezioni alle scarpe dentro un contenitore dedicato.

Il nastro che segna il confine e l’operatrice sanitaria che rimuove dalle scarpe la seconda protezione usata per spostarsi da un reparto all’altro.

Sorprende molti il vedere, anche in queste foto, un operatore sanitario oltre quella linea di confine senza quelle protezioni indossate dalla collega accanto (la mascherina l’aveva addosso, eccome!). Una volta varcata la soglia per loro è impossibile toccarsi, se mai accadesse sarebbero costretti comunque a sanificarsi con liquidi igienizzanti come quelli che ho usato per lavarmi il primo paio di guanti prima di uscire. Bisogna ribadirlo ancora una volta, le riprese del servizio utilizzato dai complottisti nel video sono state fatte proprio in un’area comune, non all’interno del reparto Covid, e lo si capisce ulteriormente perché una persona veniva preparata e aiutata a indossare le protezioni necessarie per entrarci.

Il seguente video è stato ripreso di fronte alla stanza dove mi ero vestito con la tuta e gli altri indumenti protettivi:

Ricapitolando, il virus non viaggia a secco nell’aria. Ha bisogno di un «trasporto» come le goccioline respiratorie che emettiamo durante la nostra respirazione. Le protezioni usate dagli operatori sanitari all’interno del reparto non devono poi oltrepassare – o comunque toccare alcunché – al di là del confine segnato dal nastro a terra, questo per impedire la fuoriuscita del virus che potrebbe essere entrato in contatto con i guanti, le tute o le visiere mentre gli infermieri si prendono cura dei pazienti.

Il giornalista Sacchetti, ancora una volta, non fa giornalismo e segue a ruota i complottisti che alimentano le sue stesse convinzioni infondate. Ecco quanto riportato nel suo tweet: «Questa è straordinaria. Gli infermieri si vestono davanti alla TV con delle tute stile guerra batteriologica. Poi arriva un infermiere vestito normalmente che appena vede la telecamera si ritrae per non rovinare la messinscena. Non chiamatela pandemia. Chiamatela telepandemia».

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