Hong Kong, Pechino caccia quattro deputati non patriottici. Insorge l’opposizione: «Dimissioni di massa»

di Fabio Giuffrida

«Ridicola», così è stata definita la decisione dell’organo legislativo cinese che, di fatto, consente all’amministrazione di Hong Kong di espellere dal Parlamento i deputati “scomodi” pro-democrazia. Ecco cosa sta succedendo

Il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, organo legislativo cinese, ha approvato la risoluzione che consente al governo di Hong Kong di privare del loro seggio i deputati ribelli, quelli che sostengono l’indipendenza di Hong Kong dalla Cina, aggirando, di fatto, il sistema giudiziario. Così è stata subito chiesta la rimozione di quattro deputati ritenuti non patriottici, appartenenti al Civic Party. Una decisione che in Cina ha suscitato sdegno e scalpore al punto che i deputati pro-democrazia del Parlamento di Hong Kong hanno parlato di una risoluzione «ridicola». Secondo Wu Chi-wai, presidente del fronte pro-democrazia, questo è il segno evidente di un completo abbandono da parte di Pechino della Basic Law, ovvero della Costituzione locale.


Perché sono stati espulsi

«Coloro che promuovono o sostengono l’indipendenza di Hong Kong e rifiutano di ammettere l’esercizio della sovranità della Cina sulla città sono considerati non conformi al requisito di giurare fedeltà alla Regione amministrativa speciale», ha stabilito il governo cinese, decretando dunque la cacciata dei quattro deputati che – a suo dire – costituirebbero un pericolo per la sicurezza nazionale. Si tratta di Dennis Kwok Wing-hang, Alvin Yeung Ngok-kiu, Kwok Ka-ki e Kenneth Leung Kai-cheong.


Le dimissioni di massa

A seguito di questa notizia, tutti i deputati pro-democrazia del Parlamento di Hong Kong hanno annunciato che presenteranno le loro dimissioni.

Foto in copertina di repertorio: EPA/JEROME FAVRE

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