Maradona, il ricordo di Bruno Pizzul: «Quando in campo c’era lui, le leggi della fisica si annullavano» – L’intervista

Il celebre telecronista racconta di quella volta in cui l’ex ct dell’Argentina Sivori gli confidò: «Questo ragazzo diventerà un fenomeno!»

«Si gioca in un clima di grande attesa, alimentato dagli strascichi della partita d’andata. L’allenatore della Stoccarda e gli stessi organi di stampa tedeschi hanno vivacemente contestato il direttore del match di andata al San Paolo per la concessione del rigore…».La stagione calcistica era quella del 1988-1989, in campo scendevano il Napoli di Ottavio Bianchi e la Stoccarda di Arie Haan. La voce nasale, e inconfondibile, che ritmava i 90 minuti a suon di nomi e riprese di gioco, era quella di Bruno Pizzul, telecronista Rai dal 1970 al 2002.


Per lui, racconta ora ad Open, quella è stata la partita più divertente ed emozionante da commentare. Era la finale di Coppa Uefa. Il match era finito con un pareggio: 3-3. E gli azzurri avevano portato a casa il trofeo, con Maradona in campo. «La città tedesca è fredda ma quella sera sembrava di essere a Fuorigrotta», ripete, ricordando una scena che ha rievocato tante volte. Di Maradona – scomparso oggi, 25 novembre -, che all’epoca di quel match aveva quasi 30 anni, Pizzul sapeva da sempre. Agli esordi, a 17 anni, era già un calciatore estremamente popolare. E con un carattere difficilissimo, specie con la stampa: «L’ho incontrato, occasionalmente, racconta. Nonostante il suo rapporto, a volte burrascoso, coi giornalisti, accettava di fare conversazione con chi gli andava più a genio, e io ero uno di quelli. Non ho però mai avuto modo di potermi sedere con lui, in disparte, per fare due chiacchiere».


Il primo incontro, gli esordi

«Quando l’ho visto la prima volta in campo ho avuto l’impressione di essere di fronte a un fenomeno», dice. «Mi ricordo che ne sentii parlare quando incontrai per una chiacchierata, in albergo, Omar Sivori (calciatore ed allenatore italo-argentino ora scomparso ndr)». All’epoca Sivori era stato allontanato da pochi anni dalla guida della panchina albiceleste. E il suo successore, César Menotti, non aveva convocato il 17enne Maradona. Anche se quello del 1978 sarebbe diventato il primo mondiale vinto dall’Argentina, la scelta di non convocare il giovane giocatore fu discussa allora ed è oggetto di dibattiti e liti tra gli esperti ancora adesso: «Sivori era furioso contro Menotti, non mi parlava d’altro – spiega Pizzul – “Non l’hanno convocato, ricordati del suo nome perché diventerà un grandissimo giocatore. Ricordati le mie parole!”. È triste che ci abbia lasciati, è stato assolutamente unico nel suo genere, faceva cose con la palla fra i piedi che ancora oggi non so spiegarmi».

Contro le leggi della fisica

Sono tanti a chiedere proprio a Pizzul, per trent’anni la voce più popolare delle telecronache calcistiche, un giudizio definitivo sul Pibe. E il celebre telecronista ci spiega che anche a distanza di tanti anni, non sa bene come descrivere quello che allora era un ragazzo riccioluto e di cui avrebbe commentato molte altre partite. «Quel che è difficile, quando si parla di lui, è dare una definizione tecnica di chi fosse nel momento in cui entrava in campo: interpretava il calcio in modo personale. Faceva cose che ti davano l’impressione che le leggi della fisica si annullassero. Questo aspetto mal si conciliava con la sua fisicità, obiettivamente non aveva un fisico prestante, ma era minuto. Per cui strabuzzavi ancora di più gli occhi perché non riuscivi a capire come riuscisse a fare quello che faceva. È stato sicuramente un grandissimo giocatore».

Contributo video: YOUTUBE | @epicutss

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