Crediti ai medici specializzandi per le vaccinazioni, il ministro Manfredi tira dritto: «Hanno già una borsa, saranno volontari»

di Felice Florio

Il ministero dell’Università scarica sul dicastero gestito da Roberto Speranza l’onere di retribuire gli studenti delle scuole di specializzazioni che offriranno il proprio supporto nella campagna vaccinale in Italia

Il ministro dell’Università Gaetano Manfredi non cambia idea sull’ultima polemica scoppiata con gli specializzandi di medicina, per i quali sono previsti solo crediti formativi in cambio della loro partecipazione al piano vaccinale contro il Coronavirus. «Giusto chiedere loro una mano – dice in un’intervista a La Stampa -. Proporrò che possano aderire solo su base volontaria, se ritengono – la partecipazione alla somministrazione dei vaccini, ndr. – una valida esperienza formativa». Il ministro assicura che gli specializzandi farebbero le vaccinazioni per un massimo di 30 giorni ciascuno.


Non prevede, però, di garantire una retribuzione per la prestazione eventualmente offerta dagli specializzandi: saranno ricompensati con 4 crediti formativi. «Sono medici che continuano a studiare – conclude Manfredi -. Come ministero dell’Università, visto che gli specializzandi in medicina sono gli unici che percepiscono già una borsa di studio, possiamo prevedere solo i crediti formativi. Nulla vieta che il ministero della Salute valuti un eventuale compenso per il servizio di vaccinazione».


Il caos sulle nuove graduatorie

Si smarca da ogni accusa il ministro, al centro delle polemiche per diverse questioni che riguardano gli specializzandi della facoltà di Medicina. La sentenza del Consiglio di Stato del 21 dicembre ha chiuso l’affaire sul concorso di accesso alle scuole di specializzazione: i ricorsi piovuti per la presenza di una domanda errata nella prova di esame hanno fatto slittare l’ingresso dei laureati in Medicina nelle diverse scuole.

«C’è stato un problema nel momento del caricamento informatico – afferma Manfredi a proposito del quesito sbagliato -. Abbiamo neutralizzato per tutti la domanda che conteneva l’errore e risolto la questione, ma abbiamo dovuto aspettare l’iter giudiziario». L’attesa della sentenza, vista «l’enorme mole di ricorsi», ha fatto posticipare al 26 gennaio l’ingresso degli idonei nelle rispettive specializzazioni.

«La presa di servizio – posticipata di un mese rispetto alla data prevista – tiene conto del periodo festivo, delle attuali difficoltà legate agli spostamenti, del tempo necessario per organizzarsi, visto che molti studenti dovranno trasferirsi in un’altra città», chiosa Manfredi. Il ministro riduce le stime di chi è rimasto fuori dalle scuole di specializzazione, «circa 6mila, perché tra i candidati c’erano anche persone che stanno già facendo la specializzazione».

Le associazioni studentesche denunciano invece il problema dell’imbuto formativo, che escluderebbe 9 mila medici anche quest’anno, a fronte della carenza di 10 mila medici specialisti stimata per il 2023 dal sindacato Anaao-Assomed. Una questione che riguarda «la programmazione fatta negli anni passati – glissa Manfredi -. Con l’aumento di borse avviato, ritengo che in pochi anni anche il problema della carenza di medici sarà risolto».

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