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Caso Veneto, la versione di Zaia: «Boom di casi? Facciamo solo tanti tamponi». E rilancia l’idea del passaporto sanitario per viaggiare

28 Dicembre 2020 - 09:29 Redazione
Secondo il presidente del Veneto, sono i test rapidi (non segnalabili nel bollettino) a confondere i numeri. Che però restano alti

Tra le Regioni che più faticano a tenere sotto controlla la curva dei contagi in questa seconda ondata c’è sicuramente il Veneto. Rimasta zona gialla fin dall’entrata in vigore delle fasce di rischio – grazie a un indice Rt favorevole e a una pressione moderata sugli ospedali -, continua a registrare un numero importante di morti e di casi positivi al Coronavirus giornalieri. Il presidente Luca Zaia ha sempre rivendicato la correttezza della sua gestione, dando fin dall’inizio la stessa risposta: «Se abbiamo numeri alti è perché, a differenza di altri, facciamo molti tamponi».

«In Veneto la situazione è assolutamente seria, il Covid è un incubo», ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. «Ma da qui al leggere i dati senza la necessaria consapevolezza, ce ne corre». «Il primo giorno che ci siamo presi il primato di regione con maggior numero dicasi avevamo fatto circa 60 mila tamponi tra rapidi e molecolari», ha insistito Zaia. «I contagiati erano 3.000, quindi il 5%. In quello stesso giorno, la regione che passava per la migliore aveva trovato 40 positivi su 400 tamponi. Il che significa il 10%: il doppio».

Uno dei motivi principali per cui i numeri sono poco eloquenti, spiega Zaia, è che non si possono riportare i risultati dei tamponi rapidi. “Noi da sempre facciamo un gran numero di tamponi rapidi, che però non possono essere inclusi nella statistica. O meglio: i positivi sono contati, ma il loro numero viene caricato sui soli tamponi molecolari».

Sul vaccino, intanto, non ha dubbi: quando arriverà il mio turno («non come ha fatto Vincenzo De Luca») mi vaccinerò. E a riguardo rispolvera l’idea del passaporto sanitario: «I tempi siano maturi e in Veneto potremo provvedere rapidamente. Anche le compagnie aeree hanno iniziato a dire che vogliono passeggeri con la garanzia del vaccino, e presto cominceranno a chiederlo le strutture ricettive, gli spazi per congressi e via dicendo».

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