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Pregliasco: «La curva rallenta troppo lentamente. Meglio prolungare la zona rossa oltre il 6 gennaio»

02 Gennaio 2021 - 09:19 Redazione
Per il virologo dell’Università statale di Milano a dicembre gli italiani si sono frequentati troppo, nonostante le restrizioni, e adesso corriamo il rischio di una terza ondata a breve.

I dati sul Coronavirus in Italia – che ieri hanno fatto registrare 462 decessi e 22.211 nuovi contagi – preoccupano Fabrizio Pregliasco. In un’intervista al quotidiano La Stampa il virologo dell’Università Statale di Milano, direttore sanitario dell’istituto Galeazzi e presidente dell’Anpas, si è detto molto preoccupato dagli ultimi dati, resi ancora più imprevedibili dalla nuova variante, cosiddetta inglese, perché registrata inizialmente in Inghilterra, ma ormai presente anche in Italia. Per Pregliasco infatti «la curva rallenta troppo lentamente», il che rende necessario non soltanto velocizzare la campagna vaccinale ma anche intervenire con nuove misure.

La terza ondata

Per capire cosa accadrà dal 7 gennaio in poi, quando scadrà il decreto di Natale, bisognerà aspettare la riunione della Cabina di regia per il Monitoraggio regionale, prevista per questa settimana. Soltanto a quel punto, una volta rivisti i dati epidemiologici, il Governo prenderà una decisione sul colore da attribuire alla varie Regioni in base ai 21 parametri. Ma per Pregliasco non ci sono dubbi: bisogna continuare in zona rossa dal 7 gennaio, fin quando non si vedranno i primi effetti del vaccino.

«Bisognerebbe rivedere i 21 parametri che permettono di cambiare colore – continua Pregliasco – perché in alcuni casi si sono dimostrati insufficienti. Non c’è un manuale per il lockdown e bisogna procedere per tentativi, ma sarebbe bene che dopo il 7 tutte le regioni aderissero a regole più rigorose». Giusto, comunque, riaprire le scuole, dichiara Pregliasco, ma senza illudersi rispetto all’andamento della pandemia. «Dall’8 dicembre, nonostante le chiusure, gli italiani si sono frequentati troppo – aggiunge -, per cui si aspetta un gennaio con una potenziale terza ondata. Che si spera non diventi un’ondona».

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