MIS-C a Napoli, cosa sappiamo dei 16 bambini colpiti da una rara sindrome collegata alla Covid-19

di Juanne Pili

Le subdole conseguenze del Coronavirus nei bimbi ricoverati al Santobono di Napoli

È stata battezzata Sindrome infiammatoria multisistemica correlata alla Covid (MIS-C), ovvero, una sindrome infiammatoria osservata nei bambini precedentemente positivi al nuovo Coronavirus. Questa correlazione ha un insieme di sintomi simili alla sindrome di Kawasaki, e inizialmente è stata confusa con quest’ultima. L’Istituto superiore di sanità (ISS) ha divulgato una nota in merito lo scorso maggio.


Il contesto delle patologie associate alla Covid-19 comprende anche gravidanze a rischio e miocardite. Tutti i casi menzionati fin qui sono ancora limitati, ma se ne deve tener conto, per quanto rari, specialmente in un periodo in cui somministriamo diversi vaccini anti-Covid, cercando quindi di capire quali fasce di popolazione inserire nelle priorità, stabilendo chiari criteri di distribuzione. Torniamo a parlarne a seguito dei 16 casi di MIS-C, emersi nell’arco di pochi giorni all’Ospedale pediatrico Santobono di Napoli.


Attenzione:

Lo ribadiamo un’ultima volta a scanso di equivoci: parliamo di casi rari. Generalmente i bambini hanno una probabilità estremamente bassa di manifestare sintomi rilevanti se trovati positivi al SARS-CoV-2.

Solo a seguito di approfonditi accertamenti, e relativi studi, potremo stabilire un comprovato nesso di causa-effetto, in tutti o in parte dei casi che riguardano la correlazione tra Covid-19 e MIS-C.

Le storie di Luisa, Francesco e Tonia

Spicca soprattutto la vicenda di una bimba di 5 anni, che Vincenzo Tipo, direttore dell’Unità operativa di pronto soccorso, racconta su Facebook (il grassetto è nostro):

«Oggi vi racconto una storia a lieto fine… una storia consumatasi tra le mura del mio ospedale… è la storia di Luisa ( nome di fantasia) una bellissima bambina di 5 anni che 5-6 settimane fa ha incontrato il Covid… insieme alla sua famiglia, ma è stata assolutamente asintomatica e si è negativizzata in breve tempo. Torna a giocare… è felice … quando, dopo circa 3 settimane, compare febbre altissima, dolori muscolari, cefalea, congiuntivite e un violento dolore addominale. Viene portata di corsa in un ospedale della sua area di residenza…. diagnosi peritonite…. subito in sala operatoria…. quí un medico illuminato decide di non operare e di trasferirla al Santobono… non è convinto… qualcosa non gli quadra. Accogliamo la bimba… sta maluccio… esami, radiografie , ecografie, visite specialistiche …. non abbiamo dubbi: MIS-C ( sindrome infiammatoria multisistemica correlata al Covid). Iniziamo le terapie convenzionali… niente… la bimba peggiora…..aumentiamo i dosaggi… modifichiamo le terapie ed associamo più farmaci…. non risponde… il cuore inizia a dare segni di sofferenza… siamo a un passo dalla rianimazione. Ci presentiamo dalla madre, senza il coraggio di guardarla negli occhi, con un foglio in mano…..il consenso ad una terapia cosiddetta “off label”. La madre chiede… è preoccupata ma firma… è disperata… percepisce l’ansia nei nostri gesti. In breve tempo il farmaco è in reparto… lo iniettiamo…. è sera… torniamo a casa…. i cellulari accesi… messaggi scambiati di continuo. Al mattino seguente siamo tutti lì…. la collega del turno di notte ci accoglie on un sorriso: è sfebbrataaaaa !!! Inizia una lenta, lentissima ripresa…. riprende a mangiare… ad interagire…. vuole disegnare. Passano i giorni ed i miglioramenti sono importanti… fino ad arrivare al momento del rientro a casa!! È felice, sorride… vuole uscire ad abbracciare il padre. Restiamo un minuto con la mamma per salutarci… ci consegna i disegni della bimba: un foglio tutto nero… rappresenta lo stato d’animo dei primi giorni… poi un disegno in cui ritrae medici e infermiere… poi disegna l’arcobaleno…. inizia a sentirsi meglio …. ed infine il ritorno alla normalità ….. disegna lei stessa che gioca . Sfogliamo i disegni e gli occhi diventano lucidi e gonfi… troviamo una scusa per fare altro con la speranza di fermare la lacrima. La porta del reparto si chiude Luisa e la madre entrano in macchina … un ultimo saluto…. poi riprende la normale attività…. il tempo di mettere a posto i documenti e chiama il 118…. si è alzato in volo un elicottero da un’altra regione… ci stanno portando Francesco, 12 anni, febbre alta… troponina alle stelle, dolori addominali violenti, già positivo sl Covid, … sta male….un’altra MIS-C… affiliamo le armi. Dal PS ci sta salendo Tonia, 4 anni, stessa storia ….. Questo maledetto virus è subdolo e può far male… molto male…ad adulti e bambini… senza guardare in faccia a nessuno!!Unica arma per fermarlo è il vaccino. Io mi vaccinerò… per me stesso… per la mia famiglia…. per le persone a cui voglio bene…. ma anche per Luisa, Francesco e Tonia…i bambini non dovrebbero mai conoscere “il nero” …….hanno diritto a vivere una vita a colori !!!!»

Vincenzo Topo | La bimba di 5 anni che dopo essere stata negativizzata, manifesta i sintomi di presunta MIS-C.

Quindi si fa riferimento a un caso in cui una bimba, per quanto asintomatica e negativizzata da diverse settimane, manifesta «febbre altissima, dolori muscolari, cefalea, congiuntivite e un violento dolore addominale». Per il medico non ci sono dubbi: si tratta di MIS-C. Così anche per altri due bambini di cui menziona i casi. Alla fine il conteggio sarebbe salito fino a 16 piccoli pazienti tra i 4 e 11 anni, come riporta Il Mattino.

Cosa succede nel sistema immunitario di questi bambini?

Un caso clinico finito col decesso è riportato ad agosto scorso da The Lancet. Anche in questo caso vediamo una associazione tra MIS-C e complicanze al cuore, in particolare la miocardite.

Abbiamo visto che sono emerse evidenze di un presunto mancato coordinamento delle principali linee di difesa immunitaria, che promuovono l’infiammazione dovuta alla tempesta di citochine, che caratterizza i casi gravi di Covid-19. Mentre vediamo che anche gli asintomatici possono presentare dei segni, a seguito di analisi approfondite. Tutto questo può comportare conseguenze dopo la negativizzazione: essersi ripuliti di ogni traccia del virus, insomma, non comporta necessariamente che certe conseguenze non si manifestino diverso tempo dopo, secondo alcuni studi preliminari proprio al cuore.

Cure tempestive possono dare rimedio all’infiammazione. Esistono e ne abbiamo fatto una disamina nella nostra Guida ai farmaci anti-Covid.

Una storia a lieto fine

Il problema è quando – come nella MIS-C – abbiamo un periodo di latenza dalla negativizzazione, in cui il problema sembra risolto, mentre invece si propaga in silenzio verso altri organi.

«Nei bambini può accadere che quell’infiammazione non si spenga, benché lo sembri, ma vada avanti raggiungendo tutti gli organi. E quando prende il cuore, i reni o il pancreas, la situazione diventa molto seria», – spiega il medico.

«Hanno cominciato tutti con la febbre alta – continua Carolina D’Anna, dirigente medico del Pronto soccorso – Poi gli altri sintomi legati quasi sempre all’apparato gastrointestinale: vomito, dolore addominale e diarrea. In alcuni casi congiuntivite, eruzioni cutanee, mal di testa, irritabilità».

Ma questa è una storia a lieto fine. L’Ospedale napoletano ha unito le forze e le competenze dei suoi operatori sanitari con successo.

«Abbiamo mutuato gli stessi trattamenti – continua Tipo – ovviamente adattandoli ai nostri piccoli pazienti. Ad oggi, su 16 bambini, uno solo ha avuto bisogno della terapia intensiva, gli altri li stiamo curando così con risultati più che soddisfacenti».

Tutto questo ci ricorda l’importanza di avere un piano vaccinale efficiente. «La malattia è subdola, il vaccino è l’unico rimedio», conclude il Medico, rispondendo a Il Mattino. E per quanto possano essere considerati rari i casi di MIS-C nei bambini, non sono per questo meno importanti. Dobbiamo proteggere anche loro.

Foto di copertina: ANSA/ UFFICIO STAMPA REGIONE CAMPANIA | Il nuovo reparto di Terapia intensiva pediatrica dell’ospedale Santobono di Napoli inaugurato dal governatore della Campania Vincenzo De Luca, 14 dicembre 2017.

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