Il virologo Baldanti: «A Pavia trovate 10 varianti. La Covid-19 colpisce tutti gli organi: preoccupano i danni che lascia nei guariti» – L’intervista

Il responsabile del laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo di Pavia parla a Open delle varianti Covid, dei danni a reni, fegato e cuore, oltre che al sistema respiratorio, e del “long Covid” (i guariti ancora sofferenti): «In corsia si vincono le battaglie, nei laboratori le guerre»

«Nella prima fase della pandemia abbiamo registrato ben 7 varianti, di cui 3 maggioritarie, solo in Lombardia. Nell’estate, quando si è assistito a una riduzione delle barriere sociali e al rientro dei viaggiatori dall’estero, abbiamo avuto modo di analizzare 100 genomi scoprendo che, almeno fino al mese di novembre, stavano circolando circa 10 varianti Covid, da quelle spagnole a quelle balcaniche ad altre preponderanti negli Stati Uniti. Ma fino a quel momento nessuna variante inglese». A parlare a Open è Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo di Pavia, in prima linea nella lotta contro il Covid.


La variante inglese

Quando Boris Johnson ha lanciato il primo allarme sulla variante inglese, «abbiamo avuto la possibilità di analizzare i campioni provenienti dai viaggiatori che tornavano dall’Inghilterra e così ci siamo accorti che in 50 su 70 era presente, appunto, la variante inglese, più contagiosa ma non più letale. Adesso il nostro obiettivo deve essere quello di aumentare la sorveglianza sulle varianti sia con più fondi sia con una buona rete organizzativa. L’importante è che non emergano varianti che sfuggano all’azione dei vaccini. Rischio che, al momento, non si corre visto che non è stato provato un eventuale impatto negativo sulla vaccinazione».


Un virus «subdolo che colpisce tutti gli organi»

Il virus potrebbe riservarci altre sorprese. Molte sono le cose che ancora non conosciamo e ci vorrà forse molto tempo per avere un quadro completo della situazione, sostiene il professore. «Il fatto che ci siano congiuntiviti da Covid ci fa pensare che il virus colpisca più sistemi, non solo quello respiratorio. Può alterare, ad esempio, la coagulazione del sangue, creando trombi e danneggiando, di conseguenza, reni, fegato e cuore, oltre all’ipotesi di danni sul sistema nervoso centrale. Senza dimenticare, poi, i danni che il virus potrebbe lasciare nei guariti».

Il long Covid

Da qualche mese, infatti, si è iniziato a parlare di long covid, di post Covid, ovvero di tutti quei pazienti che, una volta guariti dall’infezione, continuano ad accusare sintomi e non riescono a tornare alla vita di prima. Qualcuno li considera dei “malati immaginari”, dei pazienti esagerati e depressi. Ma la realtà è un’altra, come ha raccontato a Open Morena Colombi, negativizzata al virus ma ancora sofferente. «Noi al San Matteo di Pavia abbiamo un ambulatorio post Covid per seguire chi ha superato l’infezione. E sa cosa abbiamo scoperto? Che il Covid ha avuto un impatto, oltre che sui polmoni a distanza di tempo, anche su fegato, reni e milza. Senza dimenticare i problemi psicologici. Vedere medici e infermieri bardati in quel modo, che sembrano “alieni”, porta il paziente a vivere nel terrore».

«In corsia si vincono le battaglie, nei laboratori le guerre»

Effetti che, spiega a Open, non si riscontrano solo in chi ha contratto il virus ma anche nei sanitari, stremati dopo un anno di duro lavoro. «Non le nascondo che anche noi stiamo accusando stanchezza, irritabilità; è stato un anno difficile, un’esperienza drammatica con tanto di preoccupazione di portare il virus a casa, alle nostre famiglie prima di tutto. Nei reparti si è combattuto con le unghie e con i denti ma nei laboratori, come in quello che dirigo io, abbiamo lavorato per trovare i punti di debolezza del virus. Questo può farlo solo la ricerca. Ecco perché dico sempre che in corsia si vincono le battaglie, nei laboratori le guerre. La ricerca ha dato un vantaggio immediato al sistema sanitario».

«La salute è il bene più prezioso che abbiamo»

Il prof. Baldanti, che si è già sottoposto alla seconda vaccinazione, vede una luce in fondo al tunnel. Polemiche a parte, quella del vaccino resta l’unica arma per sconfiggere davvero un virus subdolo che ha messo in ginocchio il nostro Paese. «Progressivamente dovremo tornare alla vita normale, la salute è il bene più prezioso che abbiamo. Se non c’è salute pubblica – conclude – tutto il resto si blocca»,

Leggi anche: