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I primi giorni di Trump fuori dalla Casa Bianca. Tradito dallo sciamano e mollato dai suoi legali poco prima del processo di impeachment

01 Febbraio 2021 - 09:27 Riccardo Liberatore
L'ex presidente ha trascorso silenziosamente i primi giorni fuori dalla Casa Bianca, giocando a golf e senza fare grandi annunci, ma non senza nuovi guai

Sono passati poco più di dieci giorni da quando Donald Trump e Melania sono saliti sull’elicottero e sono volati via dai prati immacolati della Casa Bianca. «Vi amiamo», «ci vedremo presto» aveva dichiarato l’ex Presidente, facendo presagire il suo ritorno a breve sulla scena politica, magari con un proprio partito visto che gode ancora di un ampio sostegno tra gli elettori repubblicani (non a caso soltanto 5 senatori repubblicani sembrano intenzionati a votare a favore dell’impeachment). Ma da allora non c’è stato nessun grande ritorno o annuncio folgorante, se escludiamo la creazione dell’Ufficio per il Presidente emerito, inaugurato in settimana a Palm Beach County in Florida, che si occuperà di mandare avanti le non meglio specificate attività politiche di Trump: esiliato da Facebook a Twitter, Trump ha trascorso i primi giorni da ex Presidente silenziosamente, giocando a golf e preparando la sua difesa, tra vecchie delusioni e nuovi dolori.

Lo sciamano non perdona

ANSA | Jacob Anthony Chansley Angeli, lo “sciamano”di Capitol Hill è stato arrestato e incriminato per ingresso illegale e violento e condotta disordinata nei palazzi del Congresso

Tra i delusi un posto di prima fila spetta sicuramente a Jake Chansley, in arte Jake Angeli o Jake lo “Sciamano dei QAnon“, la setta complottista che – almeno fino a qualche tempo fa – credeva che Donald Trump avrebbe liberato gli Stati Uniti e il mondo da una rete di pedofili satanisti (tra cui Joe Biden). Trump non ha concesso la grazia prima di lasciare la Casa Bianca a nessuna delle persone fermate per l’insurrezione del 6 gennaio, incrinando i rapporti con una parte della sua base, compresi alcuni militanti dei Proud Boys, che nei loro gruppi su Telegram non hanno nascosto la loro delusione. Nel corso della scorsa settimana Chansley si è offerto di testimoniare al processo di messa in stato di accusa dell’ex Presidente che dovrebbe partire al Senato l’8 febbraio, così come hanno fatto anche altri quattro “patrioti” arrestati dopo l’insurrezione al Campidoglio.

La delusione di Rudy

ANSA | Rudy Giuliani ex sindaco di New York ed ex avvocato di Donald Trump

A infoltire le file degli amareggiati c’è anche l’ex sindaco di New York ed ex legale di Trump, Rudy Giuliani, il più zelante e accanito sostenitore (dopo Trump) della tesi della frode elettorale alle presidenziali di novembre. Tesi chiaramente smentita da diversi tribunali. Adesso Giuliani deve fare i conti con la fine dell’amicizia con Trump che oltre tutto ha interrotto la loro collaborazione rifiutandosi di pagare le sue parcelle, circa 20 mila dollari al giorno. Non solo. Giuliani è alle prese anche con una causa da parte del Dominion Voting System (DVS), un’azienda che vende macchine di voto elettronico. La DVS gli ha chiesto danni per circa 1,3 miliardi di dollari per aver portato avanti una campagna di disinformazione virale «composta da accuse chiaramente false». Tra queste, quella di essere stata creata con lo scopo di aiutare Hugo Chavez a truccare le elezioni in Venezuela e non «per aiutare gli ipovedenti a votare» come invece dice l’azienda.

L’impeachment è vicino, gli avvocati no

Giuliani non è l’unico tra gli avvocati di Trump ad aver chiuso con l’ex Presidente. Cinque membri del team legale che stava preparando la sua difesa per il processo di impeachment si sono dimessi. Come scrive il New York Times, avrebbero maturato la decisione dopo un diverbio sulla strategia da seguire nel processo. Trump lo vorrebbe usare per riproporre la tesi delle elezioni rubate, un’ipotesi ritenuta poco saggia dai suoi (ex) legali. (Ieri Trump ha annunciato la nuova squadra di legali).

Anche se il processo di impeachment non è un processo legale ma politico, dopo gli account su Twitter e Facebook Trump rischia di perdere anche la possibilità di ricandidarsi alle prossime elezioni o di ricoprire nuovamente un incarico politico. Inoltre, se il Congresso dovesse decidere di abrogare una legge del 1958 nota come il Former Presidents Act, Trump potrebbe trovarsi senza una serie di benefit, tra cui una lauta pensione di oltre 200 mila dollari all’anno. Una somma non trascurabile. Visto anche che oltre all’impeachment Trump dovrà fare i conti con diverse cause, tra cui una per frode, queste sì, dai concretissimi risvolti legali.

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