Nella bozza del programma che il Partito democratico porterà domani al secondo giro di consultazioni con Mario Draghi ci sono tutti i presupposti perché l’ingresso della Lega in una eventuale maggioranza possa risultare più complicata del previsto. Le prime macroaree trattate nel documento, che Open è in grado di anticipare, riguardano Europa, Salute e Lavoro. Ma è già dal quarto punto, quello relativo a una riforma fiscale, che i Dem propongono la prima trappola per il Carroccio: «Introduzione di un sistema fiscale più progressivo, per alleggerire il carico sui ceti medio-bassi e scoraggiare la rendita; la nostra proposta prevede di passare dall’attuale sistema a più scaglioni a un sistema ad aliquote continue», si legge nella bozza. Un modello che, per i sostenitori della flat tax, è inaccettabile.
C’è un capitolo del programma che, però, si presenta come un attacco diretto alla Lega: l’immigrazione. «Quando nacque il governo Conte, negli accordi presi, il Partito Democratico volle con forza inserire la modifica dei decreti voluti dall’allora Ministro degli interni Salvini, da noi considerati al contempo disumani e insicuri. Non fu quello un vezzo ma una battaglia di civiltà per noi imprescindibile. Quei decreti erano demagogici e avversi allo spirito con cui l’Italia Repubblicana si è collocata storicamente nel contesto italiano ed europeo», si legge.
E ancora: «Avevano come scopo non dichiarato quello di rendere impossibile, di fatto, la protezione internazionale per decine di migliaia di persone in fuga da carestie e guerre, con l’aggravante che molte persone venivano espulse dalle strutture e dai percorsi di accoglienza, diventando così degli “invisibili”. A ciò si sommava la chiara carica simbolica di quei decreti: il migrante era l’invasore da respingere, sacrificando a tale scopo l’umanità e il diritto». Una sferzata che incrina le possibilità di dialogo con la Lega per la formazione dell’esecutivo Draghi. Ponendo nell’agenda, tra l’altro, il tema della cittadinanza: il Pd chiede a Draghi l’«approvazione in via definitiva del disegno di legge sullo Ius Culturae». Cose, però, di competenza più parlamentare che di governo.
Non mancano alcuni passaggi che rievocano le differenze politiche tra i due partiti. Nella bozza, i Dem citano più volte l’elemento del sovranismo per rimarcare una precisa scelta di campo: «Bisogna contrastare ogni disegno sovranista e ogni tendenza negazionista». E ancora: «Contrastare così ogni deriva sovranista, anacronistica e condannata dalla storia». Infine, un altro punto di contrasto – qualora Draghi decidesse di accogliere le richieste del Pd e includerle nel programma di governo – sarebbe la legge Zan. Nel capitolo dedicato al welfare e al terzo settore, la bozza recita: «Auspichiamo la rapida approvazione della legge contro omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo».
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