La Lombardia riapre gli impianti da sci dal 15 febbraio. Ma le presenze quotidiane non potranno superare il 30%

Il governatore Fontana ha firmato l’ordinanza. Per le piccole stazioni il limite può salire al 50%

Dal prossimo 15 febbraio in Lombardia potranno riaprire gli impianti sciistici. L’ordinanza firmata oggi, 10 febbraio, dal governatore Attilio Fontana prevede che in ogni stazione sciistica il numero massimo delle presenze giornaliere non potrà superare il 30% della portata oraria complessiva di tutti gli impianti di risalita. Per le stazioni sciistiche che non hanno più di due impianti, il numero massimo di presenze giornaliere è determinato nella misura del 50% della portata oraria complessiva.


Posto garantito per gli abbonati

Agli abbonati plurigiornalieri, settimanali e stagionali dovrà essere garantito il posto, nel limite del contingente giornaliero, anche attraverso appositi sistemi di prenotazione. Caso a parte per il comprensorio sciistico Ponte di Legno – Tonale, che si estende tra i territori della Regione Lombardia e della Provincia Autonoma di Trento, nel quale è presente un sistema unico di prenotazione e gestione dei titoli di ingresso.


Ogni stazione dovrà comunicare i dati alla Regione e all’Ats competente

Per assicurare un adeguato monitoraggio delle misure adottate, i gestori di ogni stazione sciistica dovranno comunicare sia a Regione Lombardia che alle Agenzie di Tutela della Salute competenti per territorio, entro la data di apertura degli impianti, gli impianti aperti, la portata oraria dei singoli impianti e complessiva del comprensorio sciistico o della stazione sciistica, le presenze giornaliere ammissibili nel comprensorio sciistico.

In Val d’Aosta si pensa di ripartire il 18 febbraio

La Valle d’Aosta ipotizza invece di riaprire gli impianti da sci il 18 febbraio a un numero chiuso complessivo di 30 mila persone al giorno, inferiore al tetto massimo di 42 mila previsto dai protocolli di sicurezza. Il vice presidente della Regione e assessore con delega allo sci, Luigi Bertschy, ha spiegato che saranno aperti solo alcuni comprensori e non tutti e che rimane «la spada di Damocle della mobilità tra le regioni, un problema che in alcune località potrà essere superato grazie al fatto che le seconde case possono garantire una piccola redditività alle nostre società e anche un rilancio dell’immagine dello sci».

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