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Scuola, la task force del ministro Bianchi per «recuperare» i ragazzi dopo la Dad: «Così riscopriranno la socialità»

26 Febbraio 2021 - 05:52 Giada Ferraglioni
Bianchi ha messo insieme un team di esperti con lo scopo di arginare gli effetti negativi della Didattica a distanza. Uno dei componenti, l'educatore Morniroli, parla a Open delle priorità che guideranno il suo lavoro

Si chiama Comitato tecnico per il recupero dell’apprendimento e dovrà capire come limitare il più possibile le conseguenze di un anno di didattica a distanza a intermittenza. La task force è stata voluta dal neoministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, anche lui membro del gruppo di esperti chiamato da Lucia Azzolina la scorsa estate per capire come rientrare in classe in sicurezza. A novembre la seconda ondata di Covid e il sistema a colori delle Regioni avevano preso alla sprovvista gli Istituti impegnati a riorganizzarsi con banchi monoposto e protocolli di tracciamento, buttando all’aria i buoni propositi di settembre. A un anno esatto di distanza dal primo esperimento di Dad, bisogna ricominciare da capo il lavoro.

Il Comitato si è insediato il 23 febbraio e, dopo il primo (e per ora unico) incontro, i suoi componenti hanno presentato al Ministero un piano di intenti generico, che verrà limato e approvato nei prossimi giorni con l’obiettivo di recuperare terreno sia sul piano didattico che sul piano sociale. A tenere le redini del progetto sarà Giovanni Biondi, con un passato da capo dipartimento al Ministero e un presente da presidente dell’Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa.

«Abbiamo presentato al ministro un documento condiviso, che per ora è solo una proposta», ha spiegato Biondi. «Bianchi ci ha chiesto di mettere giù delle idee per affrontare la situazione che sta vivendo la scuola, allo scopo di capire come si può intervenire per recuperare sia la socialità che la preparazione». I componenti del Comitato non sono solo professori e membri delle istituzioni: oltre a Biondi, ci sono l’educatore di Napoli Andrea Morniroli, il preside di Palermo Domenico Di Fatta, il maestro delle scuole elementari Franco Lorenzoni e la professoressa Riva dell’Università Bicocca. Stando a quanto si apprende, il nucleo potrebbe essere ampliato di volta in volta a seconda delle necessità.

Morniroli: «Porterò la mia esperienza con gli alunni fragili»

Morniroli lavora da 30 anni sulla povertà educativa nella scuola, sia nella sua cooperativa, la Dedalus, sia come membro del coordinamento del Forum Disuguaglianze e Diversità. Da 26 anni opera a Napoli, comune nel quale è stato referente alle politiche di abbandono scolastico, dedicandosi in larga parte anche agli studenti legati a passati migratori. «La mia opinione, che spero di trasmettere al comitato, è che bisognerà dedicarsi soprattutto agli studenti più fragili», dice. «A coloro per cui la Dad risulta difficilissima, su tutti gli studenti con famiglie in difficoltà economiche e gli alunni stranieri che non conoscono bene la lingua».

Accanto al problema delle lezioni, poi, c’è l’ormai nota questione della socialità mancata. Anche laddove la Dad ha funzionato ed è riuscita a non far prendere gli apprendimenti di italiano e matematici, i rapporti umani sono rimasti carenti. «Molti ragazzi non sanno più lavorare con gli altri», sottolinea Morniroli. «Si sono abituati a lavorare da soli. Le pratiche della convivenza e dello stare insieme che la scuola insegna sono andate perse, e ora dobbiamo capire come recuperarle».

Gli esperimenti di Napoli: dai mediatori culturali agli spazi di Dad solidale

La primavera scorsa, quando il Paese è uscito dal lockdown, la cooperativa Dedalus ha accompagnato all’esame quasi 80 alunni di terza media delle scuole di periferia che rischiavano di saltarlo a causa delle difficoltà create dalla Dad – in una regione come la Campania che, più di altre, ha subito chiusure rigide. In coordinamento con le scuole hanno avviato progetti all’aperto: «Abbiamo iniziato a fare matematica sulle panchine – racconta -, abbiamo realizzato laboratori di teatro per studiare italiano e creato gruppi WhatsApp per rimanere in contatto».

Per evitare un ulteriore aggravarsi della dispersione scolastica, in un progetto del comune hanno creato il progetto Dad solidale, proseguito tutto l’anno e destinato a chi non poteva collegarsi da casa a causa di condizioni non adeguate (come ad esempio case piccole, rumorose o sovraffollate). «Tutte le mattine ospitiamo in uno spazio ampio della cooperativa gli studenti che ne hanno bisogno – spiega Morniroli – affiancando agli alunni stranieri un mediatore culturale e linguistico che li aiutasse». Il lavoro da fare, come emerso da studi italiani e internazionali, è enorme. Insieme alle urgenze dell’immediato – una su tutte l’esame di maturità per gli studenti delle superiori – il Ministero dell’Istruzione è ora chiamato a fare i conti con una crisi che minaccia strascichi fino ai prossimi 5 anni.

Immagine di copertina: ANSA/ MATTEO CORNER

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