L’economista Pignatti (Ilo): «Ecco la mia ricetta contro la disoccupazione giovanile in tre punti» – Il video

Esperto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, spiega a Open cosa fare per uscire dalla crisi causata dalla pandemia. Che ha colpito soprattutto le generazioni più giovani

Quasi 25 milioni. È questo il numero di persone nel mondo che, secondo le stime della Ilo, l’agenzia dell’Onu che promuove il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà e uguaglianza, si aggiungeranno al conto dei disoccupati dopo lo scoppiare della pandemia di Coronavirus. Nel 2019 le persone senza lavoro erano globalmente 188 milioni, e ora a vedere colpito in maniera «imponente» il loro reddito saranno quei soggetti che svolgono lavori meno protetti e meno retribuiti. Tra loro, ça va sans dire, ci sono i più giovani e le donne. «Solo in Italia in un anno c’è stata una diminuzione del 13% degli occupati tra gli under 30: un rapporto sproporzionato rispetto alla percentuale complessiva del 2%», spiega Clemente Pignatti, membro dell’Organizzazione internazionale del lavoro, che collaborerà con il governo italiano al G20 di quest’anno, in coincidenza con la presidenza italiana.


Questo per due motivi: in primis perché la crisi ha colpito particolarmente settori come il turismo e ristorazione, ambiti nei quali i giovani sono molto rappresentati. In secondo luogo perché sono i più rappresentati in forme contrattuali più a rischio, come quelle a tempo determinato, che non hanno avuto le stesse tutele dei lavoratori indeterminati. «Tutto questo – sottolinea Pignatti – si va a inserire in un contesto in cui, almeno in Italia, si stavano appena riprendendo dall’onda lunga della crisi nata nel 2009 e acuitasi nel 2013». Cosa fare, allora? «Il discorso è complesso ma cruciale. Chi uscirà bene dalla crisi sarà chi lo farà prima e nella maniera più inclusiva possibile». Per l’economista, bisogna partire da 3 pilastri:


  • Politiche attive del lavoro (alla quali saranno destinati parte dei fondi del Recovery Plan), che permettano ai lavoratori di passare da un settore in calo verso i settori in crescita. Con un occhio particolare al genere, perché «non tutti partono dallo stesso livello».
  • Politiche di sostegno al reddito che permettano ai lavoratori disoccupati di sopravvivere durante il periodo di reinserimento sul mercato
  • Una legislazione adeguata per la platform economy (il lavoro mediato dalle piattaforme, come quello dei rider) per tutelare i diritti dei lavoratori e assicurare contratti adeguati.

Gli altri temi sono la tutela dei freelance attraverso la creazione di un welfare che protegga gli autonomi e, soprattutto, la previsione di un intervento sull’istruzione per risolvere almeno in parte la questione dei cosiddetti Neet (Neither in Employment or in Education or Training). «Per abbassare i livelli di inattività non bastano le politiche attive del mercato del lavoro, bisogna prevedere una riforma del sistema educativo, partendo dalla scuola fino all’università».

Montaggio video: Vincenzo Monaco per Open

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