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Coronavirus, von der Leyen annuncia il pass verde per i viaggi. L’Ue: «Avrà valore legale». La proposta il 17 marzo

L'obiettivo è certificare che le persone sono state vaccinate. Ma chi non è stato ancora immunizzato, se negativo, potrà comunque esibire i risultati del tampone

L’idea era stata avanzata già durante il Consiglio europeo del 26 febbraio. Ora la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha confermato la volontà di Bruxelles di lavorare a un passaporto vaccinale in accordo con gli Stati membri. «Questo mese – scrive von der Leyen su Twitter – presenteremo una proposta legislativa per il pass verde digitale. L’obiettivo è certificare che le persone sono state vaccinate, avere i risultati dei test di quanti non si sono potuti immunizzare, e informazioni sulla ripresa dal Covid. Rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy». «Il Digital Green Pass – aggiunge la presidente della Commissione Ue – dovrebbe facilitare la vita degli europei. L’obiettivo è consentire loro di muoversi gradualmente in sicurezza nell’Unione europea o all’estero, per lavoro o per turismo».

Insomma, cambia il nome, un pass verde e non un passaporto vaccinale. Ma non cambia la sostanza. L’idea dunque è che anche tutte quelle persone che non si sono potute vaccinare, vista la differente velocità di somministrazione nei Paesi membri, possano comunque presentare un test di negatività. Durante l’ultimo Consiglio europeo a premere soprattutto per una qualche certificazione condivisa di avvenuta vaccinazione sono stati i Paesi del Sud Europa. In vista della stagione turistica, Paesi come la Grecia, la Spagna e l’Italia ritengono che un tale schema potrebbe permettere di eliminare alcune delle restrizioni sui viaggi aerei, aiutandoli cosi a evitare i grandi cali di prenotazioni avvenute nell’estate 2020.

Bruxelles precisa: «Il pass avrà valore legale, non sarà un optional»

Il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha successivamente precisato che il pacchetto con il pass verde verrà presentato il 17 marzo. Le misure che Bruxelles intende varare, ha spiegato, «si concentreranno sui viaggi e sulla revoca delle restrizioni, per una riapertura comune sicura». Il pass, ha sottolineato, «sarà una proposta legislativa, non un optional, ma avrà il valore di uno strumento legale sulla base dei Trattati per il libero movimento. Una volta presentato ai leader, al vertice del 25 marzo, sulla base di questo saranno fatti i passi per organizzare la mobilità vera e propria».

Il Regno Unito promette: «Ci coordineremo con l’Ue»

Anche nel Regno Unito l’ipotesi di un passaporto vaccinale destinato a facilitare certe attività per chi si è già immunizzato resta sul tavolo. Ma il governo di Boris Johnson promette che il tema sarà oggetto di discussioni coordinate con l’Ue prima di qualunque decisione. «Stiamo approfondendo la questione», ha detto ai giornalisti un portavoce di Downing Street, «l’idea è quella di un green pass digitale, ma è ovvio che vogliamo parlare con l’Ue e altri Paesi per capire come pensano di attuare una politica analoga». Il premier Johnson si è comunque impegnato a evitare ogni “discriminazione” ai danni dei cittadini non vaccinati. Il portavoce ha infine ribadito che l’individuazione sull’isola di una mezza dozzina di contagi da variante brasiliana non giustifica al momento un rinvio dell’annunciata riapertura delle scuole inglesi l’8 marzo, dopo oltre due mesi di lockdown.

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