L’arresto del rapper Hasel, cosa sappiamo dei sei italiani in carcere a Barcellona accusati di tentato omicidio

Per tutti e sei i nostri connazionali il giudice ha ordinato la custodia cautelare in carcere senza possibilità di uscire su cauzione. Fra loro c’è una 35enne di Torino appartenente all’area anarchica

Sei cittadini italiani – cinque ragazzi e una ragazza – sono stati fermati sabato 27 febbraio a Barcellona, nel corso delle proteste contro l’arresto del rapper Pablo Hasel. Per loro l’accusa è pesantissima: tentato omicidio, un reato punito in Spagna con la detenzione da 10 a 20 anni. Secondo la polizia catalana, sarebbero stati loro a dare fuoco a un furgone della Guardia urbana a bordo del quale si trovava un agente, che è riuscito ad abbandonare il veicolo senza restare ferito. Oltre ai sei italiani, sono state arrestate altre due persone, una cittadina francese e una spagnola: sono tutti accusati di far parte di un movimento anarchico responsabile delle violenze di piazza. La sera del 27 febbraio circa 4 mila attivisti hanno manifestato a Barcellona contro l’arresto di Hasel, 33 anni, condannato per apologia di terrorismo e ingiurie contro la monarchia. Manifestazione che si inserisce sullo sfondo delle complesse trattative in corso tra partiti indipendentisti per formare un nuovo governo in Catalogna.


Il giudice ha ordinato la custodia cautelare in carcere senza possibilità di uscire su cauzione

La ragazza italiana arrestata è una 35enne di Torino appartenente all’area anarchica. La giovane avrebbe cosparso il furgone della Guardia urbana con acquaragia prima che venisse lanciata una molotov per incendiare il mezzo. Per tutti e sei i nostri connazionali, il giudice ha ordinato la custodia cautelare in carcere senza possibilità di uscire su cauzione. L’arresto di Hasel, considerato colpevole di aver scritto parole offensive nei confronti della monarchia e delle forze dell’ordine nei testi delle sue canzoni e sui social media, ha suscitato molte polemiche nell’opinione pubblica e in molti si sono chiesti quali siano i reali limiti della libertà d’espressione in Spagna. Non solo a Barcellona, ma anche in altre città della Spagna, ormai da settimane vanno avanti cortei di protesta sfociati in danneggiamenti e atti vandalici.


I giudici hanno ritenuto oltraggioso il testo di una canzone di Hasel intitolata Juan Carlos el Bobón (Juan Carlos il grande stupido) in cui viene messo nel mirino l’ex re che ha abdicato nel 2014 in favore del figlio Felipe, dopo essere stato coinvolto in uno scandalo finanziario. Altri suoi testi sarebbero visti come un incitamento al terrorismo perché contengono riferimenti indiretti all’organizzazione Grapo (Grupos de Resistencia Antifascista Primero de Octubre), ritenuta terroristica dalla Spagna.

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