Monitoraggio Iss, l’indice Rt nazionale scende a 1,08. Brusaferro: «La curva rallenta, primi segnali di stabilizzazione»

Per il presidente dell’Istituto superiore di sanità rimane comunque necessario mantenere «rigorose misure di mitigazione nazionali» per via del «forte sovraccarico dei servizi ospedalieri» e dell’aumento nella prevalenza di alcune varianti

«Oggi abbiamo i primi segnali di stabilizzazione». La buona notizia arriva dal presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro. Intervenendo in conferenza stampa per commentare i dati settimanali sul Coronavirus Brusaferro ha spiegato che «si comincia a vedere un decremento nei casi, anche tra gli operatori sanitari per i quali rappresenta un evento positivo dovuto alla vaccinazione». Tra gli indicatori positivi c’è l’indice di trasmissibilità (Rt) che è sceso da 1,16 a 1,08, come anticipato in mattinata, un dato positivo anche se, ricorda Brusaferro, «comunque rimane sopra 1 e ciò significa che comunque il virus tende ad espandersi». Nonostante la lieve diminuzione dell’incidenza a livello nazionale rimane necessario, secondo Brusaferro, «rigorose misure di mitigazione nazionali accompagnate da puntuali interventi di mitigazione/contenimento nelle aree a maggiore diffusione» anche per via del «forte sovraccarico dei servizi ospedalieri» e «del sostenuto aumento della prevalenza di alcune varianti virali».


In calo il numero di casi settimanali per 100 mila persone, ma aumentano i ricoveri

Il numero dei casi settimanali da Coronavirus ogni 100 mila abitanti, uno dei dati chiavi per il passaggio in zona rossa, è calato da 264 a 240. Stabile l’età mediana dei contagi, che rimane tra i 40 e i 50 anni. L’effetto delle campagna vaccinale si vede anche nel tasso di incidenza nazionale della pandemia tra le persone 60-79 anni e gli over 80 che, come spiega Brusaferro «a partire da fine gennaio e febbraio hanno cominciato a vedere una tendenza di inversione». «L’altra buona notizia riguarda l’andamento dei focolai in strutture assistenziali e Rsa dove il decremento continua in modo significativo». Per quanto riguarda la terapie intensive e i ricoveri però i dati non sono positivi. «Oggi il 39% delle terapie intensive è occupato da pazienti da Covid, rispetto al 36% della settimana scorsa – , aggiunge Brusaferro – un processo analogo sta avvenendo nelle aree mediche dove il 43% è occupato dai pazienti Covid».


In 13 Regioni l’Rt superiore a 1

Sono tredici le Regioni e Province autonome che hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, una Regione (Valle d’Aosta) ha un Rt con il limite inferiore maggiore di 1,5 compatibile con uno scenario di tipo 4, e un’altra (Calabria) ha un Rt con il limite inferiore maggiore di 1,25, compatibile con uno scenario di tipo 3. Sono otto invece le Regioni che hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2, mentre le altre Regioni e Province autonome hanno un Rt compatibile con uno scenario di tipo uno.

Leggi anche: