Lombardia, agli specializzandi 40 euro all’ora per fare i vaccini: «Altro che manodopera a costo zero, ci pagheranno come gli altri»
«Siamo soddisfatti. Finalmente saremo retribuiti al pari degli altri medici e soprattutto lavoreremo al di fuori del nostro orario dedicato alla formazione specialistica. Non si può pensare che chi fa la specializzazione, ad esempio, in oculistica o ginecologia debba abbandonare la propria formazione per dedicarsi ai vaccini senza peraltro alcun riconoscimento». A parlare a Open è il dottor Gabriele Del Castillo, 33 anni, medico specializzando in Igiene e Medicina preventiva e presidente di Meslo (l’associazione dei medici specializzandi in Lombardia), commentando la delibera della Regione Lombardia che ha finalmente riconosciuto un compenso orario agli specializzandi per le vaccinazioni anti-Covid.
Cosa dice il contratto degli specializzandi
Gli specializzandi, solo su base volontaria (non è previsto, dunque, alcun obbligo), lavoreranno con incarichi di tipo professionale e con collaborazione coordinata e continuativa per un periodo massimo di 2 mesi, prorogabile, e con un compenso orario di 40 euro lordi omnicomprensivi di oneri fiscali e previdenziali. Si tratta, al netto, di circa 30 euro l’ora: e, considerando che potranno fare circa 15 ore alla settimana (per un massimo di 60 ore al mese), guadagneranno circa 1.800 euro al mese da aggiungere ai 1.650-1.700 che guadagnano già per le 38 ore di lavoro previste dal contratto. Un accordo, quello tra Regione Lombardia e università del territorio, che costerà circa 20 milioni di euro e che sarà totalmente a carico dello Stato, e non dunque della Regione.
La polemica con Bertolaso
A criticare gli specializzandi, un mese fa, era stato Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile chiamato dalla Regione guidata da Attilio Fontana a gestire la campagna vaccinale: «Se i prossimi medici saranno questi che futuro potrà avere questo Paese?», aveva detto. «Le sue sono state parole incomprensibili, inadeguate, inaccettabili e vergognose – commenta Del Castillo -. Non deve permettersi di fare queste uscite. Noi siamo stati in prima linea fin dal primo momento, pure nelle terapie intensive Covid. Non abbiamo mai detto che non volevamo vaccinare ma non volevamo farlo obbligatoriamente e peraltro all’interno del nostro orario di formazione specialistica. Insomma, quando gli conviene ci considera come medici, quando non gli conviene siamo solo studenti. Basta usare escamotage, non siamo manodopera a costo zero. La vaccinazione non è un’attività formativa. E poi perché noi non avremmo dovuto guadagnare nulla mentre i medici, anche i neoabilitati, 6.500 euro lordi per fare la nostra stessa attività?».
Specializzandi sul campo dopo Pasqua
Gli specializzandi verosimilmente potrebbero essere operativi, e quindi contribuire concretamente alla campagna vaccinale, subito dopo Pasqua. O comunque nei prossimi giorni. «Attendiamo la firma del protocollo, intanto c’è la delibera della Regione Lombardia. Poi a chiamarci sarà probabilmente l’Ats su segnalazione delle università in base alle singole disponibilità degli specializzandi», aggiunge Del Castillo. Il vero problema – continua – è che «non sono stati in grado di programmare efficacemente. Della campagna vaccinale lo sapevano da quando è cominciata la pandemia. Poi certo, la verità è anche che le dosi non ci sono», conclude. Ora la svolta – che include nelle vaccinazioni anche gli specializzandi retribuiti – solo grazie al protocollo d’intesa con governo e regioni e grazie al Decreto Sostegni che, abrogando la norma contenuta nella Legge di bilancio, «ha inserito gli specializzandi tra le categorie da contrattualizzare per eventuali attività di vaccinazione».
Foto in copertina: EPA/ABIR SULTAN
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