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Scuola, tutti in aula il 26 aprile: «Poco preavviso, i protocolli non ci sono. Rischiamo molte quarantene» – L’intervista

17 Aprile 2021 - 11:22 Maria Pia Mazza
La segretaria di Cisl scuola Maddalena Gissi: «Apprezziamo questa idea della scuola intesa come "tesoretto". Però il tesoretto va anche protetto, e speriamo che si possano mettere in atto tutte le azioni per farlo»

«Almeno un mese di scuola in presenza per tutti». L’auspicio del presidente Draghi è divenuto oggi realtà, dopo l’annuncio del rientro a scuola dal 26 aprile per gli studenti «di tutte le scuole di ogni ordine e grado nelle regioni gialle e arancioni». «Per le zone rosse – ha puntualizzato Draghi, saranno invece attivate delle modalità che suddividono le lezioni in parte in presenza e in parte in didattica a distanza». Con le riaperture dello scorso 7 aprile sono già tornati in classe circa 5,6 milioni di studenti. A questi, se ne aggiungeranno circa altri 3 milioni.

Ma da qui al 26 aprile mancano solo 10 giorni. E lo scenario che si va prefigurando preoccupa i sindacati della scuola. «Il rischio è che si vada in quarantena a macchie di leopardo come lo scorso autunno. I protocolli sono ancora quelli dell’anno scorso», spiega a Open Maddalena Gissi, segretaria di Cisl scuola. «Le misure di sicurezza per le scuole sono le stesse che erano state individuate prima della variante cosiddetta “inglese” e stiamo richiedendo da tempo che vengano aggiornati». Le ultime indicazioni risalgono infatti al 6 agosto scorso, e non tengono conto della necessità di distanziamento per le varianti. E non solo.

Il nodo dei trasporti pubblici

«C’è bisogno che nelle scuole vengano impiantati sistemi di purificazione dell’aria, che si individui il modo di distribuire le mascherine Ffp2. E poi c’è il nodo trasporti», osserva ancora Gissi. Sebbene il governo abbia stanziato «390 milioni di euro per un programma di trasporti pubblici locali da attuarsi con le Regioni, di cui c’è ancora una parte che deve essere spesa», così come riferito dal presidente del Consiglio, sul fronte sindacale tiene banco un certo scetticismo: «È impossibile che possano attivare tutto in così poco tempo. Ma se ci riescono ben venga».

Il problema dell’assenza di dati di contagi nelle scuole

E poi il problema del mancato tracciamento dei contagi nelle scuole. Gli ultimi dati risalgono a quattro mesi fa, ed è come se non esistessero. «È stato uno degli elementi che abbiamo chiesto anche in passato, anche all’ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo, ora andato al Ministero – spiega Gissi -. Abbiamo chiesto di aggiornare i protocolli, così come programmati e previsti dall’Istituto superiore di sanità. Ma sono rimaste le stesse regole di prima». «Poi certo – prosegue la segretaria di Cisl scuola -, indubbiamente apprezziamo anche noi questa idea della scuola intesa come “tesoretto”. Però il tesoretto va anche protetto, e speriamo che si possano mettere in atto tutte le azioni per farlo».

Il mancato completamento delle vaccinazioni del personale docente e Ata

Da tenere in conto c’è anche il fatto che «le scuole oggi non possono stravolgere o ripensare l’offerta formativa riadattandola per l’ultimo mese e mezzo». La speranza, dal fronte Cisl scuola, è quella che «ci sia fiducia negli spazi di flessibilità che le scuole possono definire». Ma a complicare il ritorno in classe in sicurezza c’è un ulteriore aspetto: non si sono ancora concluse le vaccinazioni del personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario scolastico. Insomma, «aprire tutte le scuole contestualmente è complicato. Noi lo auspichiamo, ma è veramente complicato».

Foto in copertina: ANSA/Mourad Balti Touati

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