Coronavirus, in India gli aiuti dall’estero rischiano di non bastare: esaurite le scorte di ossigeno. In Brasile stop all’importazione di Sputnik V: «Mancano dati sulla sicurezza»

L’ondata di contagi e vittime in India avanza con violenza mentre cominciano a partire i primi aiuti da Stati Uniti e Regno Unito. In Brasile l’agenzia del farmaco ha fermato le importazioni del vaccino Sputnik per troppi dubbi sulla sua sicurezza

INDIA

EPA/STR | Due operatori del crematorio di Nuova Delhi

Gli aiuti dall’estero all’India potrebbero non bastare

La situazione pandemica in India si aggrava di giorno in giorno, dopo che solo ieri 26 aprile le autorità sanitarie hanno registrato 2.812 morti e 353 mila nuovi casi di Coronavirus in un giorno. Da Stati Uniti, Regno Unito e diverso Paesi Ue stanno partendo i primi aiuti, con respiratori e materiale utile per la produzione dei vaccini. Ma i soccorsi secondo gli esperti rischiano di essere insufficienti a fronte delle enormi difficoltà che deve gestire il già precario sistema sanitario indiano. Al New York Times, l’epidemiologo ed economista Ramanan Laxminarayan, fondatore e direttore del Center for Disease Dynamics, Economics & Policy di Washington, dice di temere che gli aiuti dall’estero per l’India possano solo «intaccare il problema», considerando che l’emergenza indiana «è in una situazione disperata».


L’allarme si aggrava sul fronte ospedaliero, dopo che da giorni sono finite le scorte di ossigeno in diverse regioni, con gli appelli frenetici sui social di parenti di malati in cerca di informazioni su possibili aiuti di ogni genere. Per le strade di Nuova Delhi e altre città si continuano a cremare i cadaveri in pire funerarie improvvisate, mentre il governo guidato da Narendra Modi, dopo mesi di inerzia, ha ammesso che il Paese è «scosso da una tempesta». È dovuta intervenire la Corte Suprema indiana perché partisse l’ordine di elaborare un piano nazionale per organizzare la distribuzione delle scorte di ossigeno, finora inesistente.


BRASILE

EPA/Joedson Alves | Il presidente dell’agenzia del farmaco brasiliana Anvisa, Antonio Barra Torres

Stop a Sputnik V dalle autorità sanitarie brasiliane

L’agenzia di vigilanza brasiliana, la Anvisa, ha negato l’importazione del vaccino russo Sputnik V, dopo che diversi Stati ne avevano fatto richiesta per fronteggiare l’ondata di contagi che sta travolgendo il Paese anche sulla spinta della variante locale P.1. Secondo la Anvisa, non esistono ancora dati sufficienti per verificare l’efficacia e la sicurezza del vaccino russo. Come ha spiegato ieri 26 aprile il responsabile della medicina e dei prodotti biologici di Anvisa, Gustavo Mendes Lima Santos, restavano ancora troppe le «domande cruciali» rimaste senza risposte soprattutto sugli effetti collaterali legati al vaccino russo. Rifiuto ribadito anche dal presidente dell’Agenzia, Antonio Barra Torres, che ha commentato la polemica scoppiata su Twitter, dove l’account ufficiale di Sputnik V accusava il Brasile di aver preso una decisione politica: «Non consentiremo mai che milioni di brasiliani vengano esposti a prodotti senza le necessarie verifiche di qualità, sicurezza ed efficacia».

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