Vaccini anti-Covid, l’apertura di Biden alla rimozione dei brevetti smuove la Ue. Ma gli ostacoli sono ancora tanti

Finora a essere contrari erano gli Stati Uniti, insieme a Unione europea, Regno Unito, Svizzera, Giappone e – al di fuori del WTO – le principali lobby dell’industria farmaceutica

La notizia è arrivata in Europa ieri sera come un fulmine a ciel sereno: l’amministrazione di Joe Biden sosterrà una proposta per la rimozione alcune protezioni sui brevetti dei vaccini contro il Coronavirus. Una mossa controversa, per molti aspetti rivoluzionaria, studiata per aumentare rapidamente la capacità di produrre e fornire vaccini in tutto il mondo. «Tempi e circostanze straordinari richiedono misure straordinarie», ha detto Katherine Tai, Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti. La decisione di Biden arriva dopo la richiesta pressante di un centinaio di paesi in via di sviluppo e di alcune dozzine di movimenti per i diritti e partiti di sinistra.


I sostenitori della proposta ritengono che in questo modo sarà possibile aumentare drasticamente la produzione e rifornire i paesi più poveri, dove c’è un disperato bisogno di vaccini. A ottobre dell’anno scorso India e Sudafrica hanno presentato la proposta iniziale all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), raccogliendo il sostegno di oltre 100 paesi in via di sviluppo. Ad aprile l’Organizzazione mondiale della Sanità ha comunicato che tra le 700 milioni di dosi somministrate a livello globale, solo lo 0,2% è stato inoculato agli abitanti dei paesi più poveri. Finora a essere contrari erano gli Stati Uniti, insieme a Unione europea, Regno Unito, Svizzera, Giappone e – al di fuori del WTO – le principali lobby dell’industria farmaceutica. La rinuncia al diritto di proprietà sui brevetti offrirebbe ad altre aziende la possibilità di realizzare le proprie versioni di vaccini contro il Covid-19 utilizzando quelli che altrimenti sono considerati segreti commerciali di aziende come Pfizer e Moderna.


Il diritto di proprietà sui brevetti è solo una parte del problema

Tuttavia, per aumentare la disponibilità di vaccini a livello globale non è sufficiente la rinuncia dei diritti sui brevetti. La complessità della macchina logistica per produrre, distribuire e inoculare vaccini potrebbe limitare l’impatto reale della misura. Inoltre, i più critici affermano che una decisione del genere costituirebbe un pericoloso precedente, dato che la perdita di profitti potrebbe scoraggiare i Big Pharma dall’intraprendere questo tipo di ricerche in futuro. Un brevetto impedisce a un’altra azienda di produrre lo stesso prodotto, ma anche senza il brevetto, l’azienda che ha sviluppato il vaccino è dotata di un profondo know-how sulla produzione che non viene ceduto gratuitamente. Infatti, quando un produttore di farmaci fa accordi con altre aziende per la produzione in conto terzi trasferisce la sua conoscenza in base ad accordi specifici molto rigorosi. Nell’immediato quindi potrebbe non succedere niente. I negoziati sulle specifiche di una rinuncia al diritto di proprietà sui brevetti sono appena iniziati e richiederanno tempo. 

La posizione dell’Unione europea

Intanto però Ursula von der Leyen ha detto che l’Ue è pronta a discutere qualsiasi proposta che affronti la crisi in modo efficace e pragmatico. «La nostra priorità è aumentare la produzione per ottenere la vaccinazione globale. Allo stesso tempo siamo aperti a discutere qualsiasi altra soluzione efficace e pragmatica. Siamo pronti a discutere di come la proposta degli USA possa aiutare a raggiungere questo obiettivo».

Finora l’Europa si è opposta fermamente alla revoca dei brevetti. Nel bel mezzo della pandemia la Commissione europea ha detto più volte che non aveva neanche intenzione di prenderla in esame. L’argomento è talmente delicato che quando l’Alto rappresentante della politica estera, Joseph Borrell, aveva twittato a favore della rinuncia ai diritti di proprietà sui brevetti, si è affrettato a cancellarlo. Ma non tutti la pensano allo stesso modo, a febbraio 118 eurodeputati hanno chiesto alla Commissione e al Consiglio europeo di revocare l’opposizione alla rinuncia. Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha detto che gli europarlamentari sono pronti a discutere qualsiasi proposta che aiuterà ad accelerare la vaccinazione a livello globale.

Secondo la Commissione, le regole del WTO sono già abbastanza flessibili. Fonti comunitarie hanno detto che Bruxelles mira a incrementare la produzione di vaccini attraverso la «condivisione volontaria» del know-how tra case farmaceutiche, sottolineando che i brevetti non rappresentano un ostacolo. «Il modo migliore per ottenere l’obiettivo è diffondere tecnologia e know-how di coloro che hanno sviluppato i vaccini attraverso accordi di licenza», ha detto un fonte della Commissione parlando con l’agenzia Euractiv in via riservata. Nell’aprire a Biden, von der Leyen ha detto anche: «Nel breve periodo, chiediamo a tutti i paesi produttori di vaccini di consentire l’immediata esportazione e di evitare misure che interrompano le catene di approvvigionamento», riferendosi indirettamente e in via polemica al blocco alle esportazioni imposto dagli USA, che impedisce alle case farmaceutiche di esportare vaccini in Europa.

Ma le cose sono cambiate, adesso che l’America ha superato l’emergenza della crisi sanitaria interna, l’amministrazione Biden può guardare al mondo e l’Ue, insieme a tutti gli altri alleati, non potrà fare altro che adeguarsi. Anche dagli Stati membri arrivano le prime reazioni di apertura allo slancio americano. «La Germania è “aperta” alla discussione sulla revoca della protezione dei brevetti sui vaccini», ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, durante una conferenza stampa a Berlino. Anche il presidente del consiglio italiano Mario Draghi è intervenuto sul tema: «I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario – ha detto – aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali».

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