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L’indice Rt sotto processo, il fisico Battiston insiste: «Da solo è fuorviante, rischiamo zone rosse senza necessità»

09 Maggio 2021 - 13:31 Redazione
Per il professore dell'università di Trento servono nuovi parametri per analizzare l'andamento della pandemia: «Occorre sapere anche quanti sono gli infetti attivi rispetto alla popolazione totale»

Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, abbozza l’idea che i parametri per il passaggio da un colore all’altro vadano cambiati. L’indice Rt da solo non basta. Sulla stessa linea è anche Roberto Battiston, professore di Fisica all’Università di Trento. L’indice di contagio – spiega il fisico a la Repubblica – «si riferisce alla situazione di circa due settimane prima. Sono elementi che possono creare un po’ di confusione». Mentre il governo si muove per nuove riaperture, e il sistema dei colori è ancora in vigore, «quello del calcolo dell’Rt è un falso problema. Anche perché, grazie alle vaccinazioni, potrebbe non tornare più sopra 1». Per Battiston, il vero problema è la poca affidabilità del dato. «Il Cts ci ha detto che l’ultimo Rt vale 0.89 ed è in crescita. Ma si riferisce a un periodo che inizia 10 giorni prima».

«Secondo i miei calcoli – aggiunge poi Battiston – Rt vale invece 0,84 e continua a scendere. Guardare solo all’Rt può essere fuorviante. Quello di oggi è il più basso da luglio 2020». Il rischio – osserva il fisico – è quello «di dichiarare rossa una regione senza che ce ne sia bisogno, solo perché Rt ha superato 1. Occorre sapere anche quanti sono gli infetti attivi rispetto alla popolazione totale». Il vero problema insomma nasce quando l’Rt superiore a 1 «si manifesta in presenza di un gran numero di positivi al Coronavirus». Oggi, in Italia, quel dato è per il fisico ancora troppo elevato. «Sono circa 380 mila. E con questi numeri se Rt tornasse sopra 1 rischieremmo davvero una ripartenza dei contagi. Ma fortunatamente la campagna di vaccinazione che ha raggiunto, almeno con la prima dose, il 26% degli italiani, più la stima dei guariti (16%), fa sì che oltre il 40% della popolazione sia in tutto o in parte protetta».

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