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L’Europa ci chiede di mangiare gli insetti? Ancora il Nutriscore? La disinformazione del servizio di Rai2

15 Maggio 2021 - 09:06 David Puente
Molti gli argomenti trattati nel servizio di appena 2 minuti andato in onda su Rai2, ma con molta superficialità e disinformazione

Un servizio intitolato Il Contrappunto di appena 2 minuti, andato in onda durante il programma Anni 20 su Rai2, è stato ampiamente contestato a livello politico in quanto considerato un condensato di disinformazione, falsità e un attacco infondato all’Unione europea. Un video in chiave antieuropeista e sovranista, secondo i contestatori, difeso da leader politici come Giorgia Meloni.

«Il PD invoca il bavaglio contro #Anni20 per un servizio sarcastico che osa criticare l’UE. Vogliono trasformarci nella Corea del Nord e la cosa più grave è che la Rai, piuttosto che difendere il pluralismo, fa sapere di essere pronta alla censura. Ecco la loro libertà di pensiero» scrive nel suo tweet le leader di Fratelli d’Italia.

Per chi ha fretta

  • Il servizio tratta una moltitudine di argomenti in appena due minuti e in maniera del tutto superficiale e fuorviante.
  • L’Unione europea non vuole imporci o comunque non ci chiede di mangiare insetti.
  • Torna la bufala del sistema di valutazione dei prodotti alimentari, noto come «Nutri-score», per colpire i cibi italiani e la dieta mediterranea.
  • Viene fatto un confronto estremamente superficiale sulla gestione delle vaccinazioni nel Regno Unito e nell’Unione europea, dove le variabili e i rischi sono stati diversi.

L’UE vuole farci mangiare insetti?

Il messaggio che viene fatto passare dal servizio è che l’Unione europea voglia imporci di mangiare alimenti ritenuti orridi:

Cosa offre oggi la casa? Una selezione di tarme esiccate a colazione, una tazza di latte ai piselli per merenda e a fine cena un gustoso biscotto alla farina di vermi inzuppato in un bel calice di vino annacquato. Un film dell’orrore? No, è il menu à la carte prossimo a essere gentilmente offerto dall’Unione Europea. Eh già, ce lo chiede l’Europa di mangiare da schifo.

L’Europa non ci impone, ne tantomeno chiede, di mangiare un alimento piuttosto che un altro. Tutto nasce dall’autorizzazione per l’immissione sul mercato di alcuni insetti a scopo alimentare, riportata anche in una comunicazione dell’EFSA (l’European Food Safety Authority) dello scorso 13 gennaio 2021. In realtà, di questa possibilità se ne parlava già nel 2015 valutando scientificamente il profilo di rischio (è questo il compito dell’ente) relativo alla produzione e al consumo di insetti come alimenti e mangimi.

Il 3 maggio 2021, tenendo conto del parere dell’EFSA, il comitato scoPAFF (Comitato permanente per piante, animali, alimenti e mangimi) ha concesso l’autorizzazione al consumo umano della tarma della farina (le larve del coleottero Tenebrio molitor). In nessun caso l’Unione europea «ci chiede» o «ci impone» di consumare questo tipo di alimento, lo rende semplicemente disponibile sul mercato.

Il consumo di insetti è una svolta green?

Già nel 2013 la FAO riteneva che gli insetti possano essere una fonte importante di cibo nutriente, ricco di proteine e facilmente reperibile. Non solo, la raccolta e l’allevamento potrebbe – sempre secondo la FAO – «offrire occupazione e reddito, per il momento solo a livello familiare, ma potenzialmente anche a livello commerciale». Si parla anche di un possibile risparmio in termine di energia e alimenti per l’allevamento rispetto a quello animale:

Poiché sono a sangue freddo, gli insetti non usano energia da alimenti per mantenere la temperatura corporea. In media, gli insetti usano solo 2 kg di mangime per produrre un chilo di carne. I bovini invece, richiedono 8 kg di foraggio per produrre 1 kg di carne.

Non solo, ma gli insetti producono molte meno emissioni che contaminano l’ambiente, come metano, ammoniaca, gas serra e letame. Infatti, gli insetti possono essere utilizzati per scomporre i rifiuti, aiutando i processi di compostaggio che forniscono nutrienti al suolo, facendo diminuire al tempo stesso cattivi odori.

Non stiamo parlando di veleni, così come di prodotti nocivi alla nostra salute. L’Unione europea, come precedentemente spiegato, controlla e verifica scientificamente gli eventuali rischi al fine di poter garantire ai cittadini un consumo sicuro e la possibilità, come si evince anche dalle conclusioni della FAO, di nuovi sviluppi in ambito lavorativo ed economico.

Il sistema «Nutri-score»

Ecco cosa sostiene il servizio di Rai2:

Cibo spazzatura? Tutto questo rischia di diventare alimentazione di Serie A grazie al Nutri-score, il sistema di etichettatura sponsorizzato dalla Francia buono solo a colpire la dieta mediterranea e a far ingrassare gli affari delle multinazionali ed estinguere così per sempre il nostro appetito.

A Open Fact-checking abbiamo dedicato ben due articoli sul cosiddetto «Nutri-score»: il primo (dove spieghiamo come funziona il sistema) in merito a un articolo de Il Giornale poi condiviso da Matteo Salvini, il secondo riguardante un video dell’europarlamentare della Lega Silvia Sardone dove effettua dei confronti tra prodotti italiani e francesi in maniera del tutto ingannevole.

I punteggi dai quali si ottiene la valutazione dei cibi nel sistema «Nutri-score».

Secondo la narrativa dei tre soggetti citati, un fantomatico sistema europeo danneggerebbe il made in Italy e la sua dieta mediterranea, il tutto a favore di prodotti ritenuti di scarsa qualità o di quelli di altri paesi come la Francia. Niente di tutto ciò corrisponde al vero, come spiegato nei due articoli di Open Fact-checking.

I vaccini anti Covid19

Il servizio prosegue con un confronto tra la gestione dei vaccini anti Covid19 in Europa e nel Regno Unito:

Ma l’Europa, di questi tempi, vuole anche ben altro. Ci ha chiesto, prima di tutto, di fidarci di lei sul piano vaccini. Il risultato? Siamo ancora chiusi col coprifuoco mentre oltre Manica l’Inghilterra brinda alla libertà!

Ciò che non spiega affatto il servizio di Rai2, come succede per tutto il resto del suo contenuto, è che il Regno Unito ha puntato tutto sul vaccino AstraZeneca.

La strategia del Regno Unito è stata molto diversa e rischiosa rispetto a quella europea. Londra si era accordata con AstraZeneca mesi prima rispetto all’Europa, garantendo maggiori tutele legali alle case farmaceutiche. Con AstraZeneca c’è stato un accordo di esclusiva, avendo la meglio su quello dei Paesi europei.

Non c’è solo la questione accordi e denaro, ma la gestione nel Regno Unito è stata diversa da quella dei singolo Paesi europei che, di fatto, gestivano i propri piani vaccinali autonomamente.

Hanno rischiato di più e si sono fidati di più del vaccino, di fronte a noi che – nonostante l’EMA e dunque l’Europa non ne sconsigliasse l’uso – abbiamo bloccato le somministrazioni per timori eccessivi, generando di conseguenza molto timore nella popolazione per un vaccino che sta ottenendo risultati nel Regno Unito.

Un altro rischio è stato quello di decidere di somministrare la prima dose a un maggior numero di persone per fornire successivamente la seconda grazie all’aumento della produzione locale del vaccino. Rispetto ad altri Paesi, nel Regno Unito hanno accelerato il tutto somministrando le dosi negli ambulatori e nelle farmacie. Un’altra cosa, rispetto all’Italia e ad altri Paesi, riguarda il piano dei lockdown attuati con i risultati sperati in contemporanea con le vaccinazioni di massa.

Conclusioni

Come abbiamo visto, il servizio non informa affatto i cittadini. Accade anche con il resto dei racconti all’interno riportati, come uno strano collegamento tra Recovery Fund e la richiesta di «munirci di bavaglio» (mostrando nel video la un omino con la mascherina chirurgica) e raccomandando una sorda di Ddl Zan in scala continentale (mostrando un bacio omosessuale come se fosse qualcosa di non accettabile). Il cittadino, osservando un servizio del genere pagato con i soldi dei contribuenti, non ottiene affatto delle informazioni corrette su una moltitudine di argomenti generando di fatto la diffusione di disinformazione sugli stessi.

L’Europa si può criticare, è un diritto di ogni cittadino, ma la disinformazione non permette a quest’ultimo di farsi un’idea corretta dei fatti per valutare le sue decisioni future, soprattutto durante una prossima tornata elettorale.

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