Ddl Zan, il faccia a faccia: Fidanza (FdI): «Nessuna emergenza omofobia». Zan (Pd): «I gay non denunciano più i soprusi»

Al via gli incontri di Open. Nel primo appuntamento il promotore della legge contro l’omotransfobia, Alessandro Zan, si confronta con il capodelegazione degli europarlamentari di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza

«Il ddl Zan non è urgente tanto da tenere in balia le Camere, non è un’emergenza. Lo dicono i numeri, sono pochissimi gli episodi di violenze, di minacce connesse alla discriminazione omofobica. Dal 2010 al 2018 si parla di 212 casi legati a questo fenomeno, ovvero 26,5 all’anno». Così Carlo Fidanza, capodelegazione degli europarlamentari di Fratelli d’Italia, ospite del primo degli incontri dal vivo di Open. «L’impianto giuridico attuale basta per tutelare le vittime di questi reati», aggiunge. E tiene a precisare: «Io non sono omofobo». Il passaggio sull’identità di genere – continua – «lascia spazio a interpretazioni ancora più confuse» soprattutto in un Paese come il nostro dove «la magistratura soffre di qualche problemino». Il ddl Zan, dunque, secondo Fidanza, «apre alla cultura di genere tramandata ai bambini»: «Volete togliere la libertà di pensiero, questa è censura. A noi fanno schifo i reati d’opinione», tuona. «La facciamo insieme una legge contro l’utero in affitto che consente a qualche maschio ricco di comprare un figlio?», propone Fidanza. «Si affittano solo le case, non gli uteri. E comunque nel nostro Paese è vietata, quindi non serve una legge», ribatte Zan.


Zan: «Manca una legge contro i crimini d’odio»

Dura la replica di Alessandro Zan, promotore della legge contro l’omotransfobia, che prima di tutto accusa la Lega di «aver posto il veto sul suo nome»: «Non vogliono confrontarsi con me». Poi precisa che «solo il 19 per cento degli omosessuali denuncia i soprusi»: «C’è sfiducia verso le istituzioni, manca una legge contro i crimini d’odio che, di fatto, non toglie niente a nessuno». Il ddl contro le discriminazioni, condiviso dal centro-destra, invece, «non è altro che un attacco alla legge Mancino introducendo aggravanti più blande, insomma una legge sbagliata, non di mediazione. Così facciamo solo un passo indietro». Togliere l’identità di genere dalla legge – continua – significherebbe «togliere tutele alle persone trans e transgender, ovvero ai più deboli, i più discriminati»: «In Italia si uccidono più persone trans di tutta Europa, anche più di Ungheria e Polonia. Siamo un Paese a rischio». «Molti partiti non vogliono questa legge – continua Zan – perché c’è ancora una parte consistente del nostro Paese che ha un forte retaggio patriarcale e sessista».


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