L’ombra della ‘Ndrangheta dietro gli affari con la pandemia di Antonio Di Fazio: oltre agli stupri, l’indagine sui conti sospetti

Amicizie pericolose e prestiti provenienti da associazioni di stampo mafioso avrebbero portato gli inquirenti ad aprire un fascicolo di indagini patrimoniali

L’imprenditore 50enne Antonio Di Fazio, in carcere da venerdì 21 maggio per la presunta violenza sessuale la cui vittima è una ragazza di 21 anni, dovrà affrontare un nuovo filone di indagini. Bankitalia avrebbe registrato alcuni movimenti bancari sospetti. La procura di Milano ha affidato le indagini patrimoniali al pm Pasquale Addesso. La segnalazione sarebbe arrivata dall’organismo di via Nazionale che si occupa di riciclaggio. Il fascicolo sulle transazioni poco limpide si somma alle investigazioni sul giro di amicizie che Di Fazio aveva in ambienti pericolosi.


È stato lo stesso imprenditore ad ammettere che le società famigliari, dieci anni fa, erano «sul lastrico». Travolte dai debiti, sarebbe arrivato in soccorso del manager farmaceutico un prestito dal clan Valle. Oltre alla madre, al padre e alla sorella, nella compagine della Thecno gest – società chiusa nel 2007 – compariva il nome di un affiliato alla ‘Ndrangheta di 55 anni, arrestato nel 2014 per il suo coinvolgimento in un grande traffico di droga. Gli affari milionari, poi, della Global Farma, aperta da Di Fazio in piena pandemia di Coronavirus ad aprile 2020, hanno spinto gli inquirenti ad aprire indagini parallele per reati di natura economica.


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